Attualità

LA POLITICA IN FERMENTO. Renzi-Bersani, duello su fisco e alleanze

Roberta D’Angelo giovedì 29 novembre 2012
Tace tutto il giorno Pier Luigi Bersani, soddisfatto della conclusione della polemica sulle regole, che depotenzia uno degli argomenti più caldi che Renzi potrebbe usare davanti alle telecamere. Il sindaco continua la sua campagna, e arriva così al faccia a faccia su Rai1, forse quello decisivo per le poche centinaia di migliaia di elettori che lo separano dal traguardo della sfida per Palazzo Chigi. Completo blu, solita scaramantica cravatta rossa, questa volta a fantasia, Bersani è pronto. Renzi si toglie la giacca e resta con la sua consueta camicia bianca, a rimarcare un’aria più informale. La giornalista Monica Maggioni ricorda le regole note ormai a tutti: cellulari spenti, moneta in aria e si parte.Comincia il sindaco di Firenze, risponde alla domanda più pressante. Se fosse premier di un Paese che si appresta a spendere la tredicesima per pagare le tasse? «Nel nostro programma ci sono 100 euro netti al mese a chi guadagna meno di 2mila euro al mese»; il rafforzamento del «sistema dei Comuni che fanno da gabellieri per lo Stato». E lo Stato deve avere «coraggio», per esempio di tassare di più il gioco d’azzardo. Bersani replica sfoderando concretezza contro quello che vuol far sembrare un libro dei sogni: «Io non prometto 20 miliardi l’anno prossimo, ma penso si debba fare qualcosa», visto che «sono cinque anni di seguito che il reddito delle famiglie sta calando». Ricetta: i soldi devono uscire dalla «lotta all’evasione e dalla solidarietà fiscale per cui chi ha di più dà di più. Senza dimenticare le tariffe, altro che "lenzuolate": si è perso anche il lenzuolo...».Il segretario del Pd smentisce «Matteo», come lo chiama spesso, e sfodera la propria esperienza. Lui, Matteo, attacca duro. Entrambi fermi su «rottamazione» contro «esperienza» e sui rispettivi esecutivi possibili: 10 ministri Renzi, 20 Bersani. Il leader pd chiede «la tracciabilità dei movimenti bancari». Ma il sindaco rottamatore sull’evasione fiscale crede «che un po’ di responsabilità ce le abbiamo anche noi del centrosinistra. Tu sei stato al governo 2.547 giorni. Non siamo stati all’altezza». Un esempio, la creazione di Equitalia, particolarmente aggressiva. «Equitalia non l’abbiamo inventata noi», ribatte Bersani, che preferisce gettare la responsabilità sull’era Berlusconi e attacca: «Attenzione a non usare argomenti degli avversari». Renzi punzecchia lo sfidante sulle gestioni del centrosinistra. Il sindaco ricorda di non essere a digiuno di governo e tiene alto il livello di scontro anche sulla politica estera. Non si possono avere titubanze a dare alla Palestina un ruolo da osservatore nell’Onu, dice Bersani. «Io non sono d’accordo che la centralità di tutto sia il conflitto israelo-palestinese ma l’Iran», risponde Renzi. «Qui ci sono due popoli, uno insicuro, uno umiliato, che non si parlano» replica Bersani.Il segretario e il sindaco si incontrano sugli Stati uniti d’Europa, battibeccano sull’Ilva, sulle coppie gay ribadiscono (Bersani per il modello tedesco, Renzi per le <+corsivo>civil partnership<+tondo> entro i primi 100 giorni), ma tornano a dividersi sul finanziamento ai partiti. Il sindaco lo eliminerebbe, mentre il leader pd lo vorrebbe dimezzare. Scontro anche sulle pensioni: «Dobbiamo pagare un tributo alla serietà», dice Renzi che difende la riforma Fornero. Bersani va oltre: prima gli esodati.E ancora, le alleanze: «Ricordo che l’ultima volta che abbiamo voluto fare tutto da soli ha vinto Berlusconi», sottolinea Bersani, che vorrebbe una legge elettorale a doppio turno. «Credo che non dovremmo fare l’accordo con Casini – replica Renzi, che auspica il "sindaco d’Italia". – Vendola chiede a Bersani qualcosa che profuma di sinistra, questa ipotesi profuma molto di inciucio...».Fuori Nichi Vendola si schiera: «Chiederei ai miei elettori di votare Bersani». Mentre «se Renzi vince, c’è il pericolo che il centro si separi della sinistra».