Attualità

I COSTI DELLA POLITICA. Regioni al contrattacco: meno 300 consiglieri

Eugenio Fatigante giovedì 27 settembre 2012
​I governatori delle Regioni, sotto accusa da giorni dopo lo scandalo dei soldi ai gruppi politici nel Lazio, hanno deciso di anticipare le mosse del governo con una proposta choc: via un terzo dei consiglieri regionali in tutta Italia, circa 300 sul totale dei 1.111 esistenti. La Conferenza delle Regioni, dopo una lunga discussione, ha approvato ieri all’unanimità un documento che prevede misure da attuare in tempi brevissimi. Un testo che già nel pomeriggio è stato illustrato prima al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e poi al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, dal momento che il premier Monti è all’estero.Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, li ha definiti interventi «giusti e necessari» e ha chiesto esplicitamente che entrino in un decreto, con effetto immediato quindi. Oltre al taglio al numero dei consiglieri regionali, di significativo c’è il principio di non meglio precisati "indici di virtuosità", in base ai quali porre un tetto agli stipendi dei governatori e dei consiglieri regionali e per la concessione di finanziamenti ai gruppi politici locali, e l’attivazione di procedure di controllo, attraverso la Corte dei Conti, anche per quelle spese connesse ai costi della politica ma oggi non sottoposte a questo controllo; poi, piena trasparenza e pubblicità dei dati relativi ai costi di funzionamento delle istituzioni e dei gruppi consiliari. «Si tratta di una decisa iniziativa di autoriforma – ha assicurato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni – anche perché si prevedono sanzioni per chi non adotta questi provvedimenti in un lasso di tempo brevissimo, al massimo di 60 giorni». E per le Regioni "recalcitranti" nell’adottare queste novità, verrà prevista una riduzione per i loro trasferimenti.«Il capo dello Stato e il governo hanno molto apprezzato le nostre proposte: ringrazio in particolare il presidente Napolitano per la sensibilità istituzionale dimostrata», ha fatto sapere Errani. «Sono tagli che verranno adottati sia nelle Regioni a statuto ordinario che in quelle a statuto speciale», ha aggiunto. «Ci vuole più uniformità: ci sono differenze, tra le Regioni, oggettivamente non più sostenibili», ha osservato il governatore della Basilicata, Vito De Filippo.Nel documento, le Regioni ribadiscono la necessità «improrogabile di una riforma complessiva e coerente degli assetti istituzionali» e propongono al governo «l’adozione di un provvedimento concordato urgente, da emanare entro la prossima settimana». Polemico si è mostrato però Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea siciliana (regione a Statuto speciale) e coordinatore della conferenza dei Parlamenti regionali: «Vorremmo solo sapere – ha affermato – quando, all’interno del percorso istituzionale, le giunte hanno previsto che siano informate le assemblee delle stesse Regioni».