Attualità

Reddito di cittadinanza. A settembre la spesa è scesa a 730 milioni

Maurizio Carucci mercoledì 27 ottobre 2021

Sono circa 2.500 i navigator in scadenza di contratto

La platea dei percettori del reddito e pensione di cittadinanza supera anche a settembre gli 1,34 milioni di famiglie, per un totale di circa tre milioni di persone. Si tratta sempre per lo più di single o coppie, residenti al Sud e con un’età media di 36 anni. È la fotografia che emerge dall’Osservatorio Inps. Questo sostegno il mese scorso è costato allo Stato 730,3 milioni, in calo dal picco di quasi 762 milioni di luglio. Un esborso generato da un importo medio di 546 euro. Nei primi nove mesi le revoche schizzano a quota 90mila (26mila nell’intero 2020), mentre le decadenze sono quasi 244mila. La Campania si conferma al top per numero di nuclei percettori (21% delle prestazioni erogate, seguita da Sicilia, Lazio e Puglia. E prevalgono (64%) i nuclei composti da una o due persone.

Il reddito di cittadinanza (Rdc) è considerato una delle misure più divisive degli ultimi anni. Si ispirava a due principi: contrastare la povertà e reinserire i disoccupati nel mondo del lavoro. Se sul contrasto alla povertà sono stati prodotti diversi studi su cosa ha funzionato e cosa è da migliorare, come per esempio l’ultimo rapporto della Caritas o le proposte dell’Alleanza contro la povertà, non altrettanto si può dire per le politiche attive del lavoro. Protagonisti sono stati i navigator, spesso al centro di polemiche che non hanno aiutato a valutare correttamente il loro operato. Con un contratto che scade il 31 dicembre di quest’anno e un futuro ancora incerto. Eppure sono figure professionali che, in supporto ai Centri per l’impiego (Cpi), accolgono, curano, orientano e aiutano i percettori del Rdc verso la costruzione di un percorso di riattivazione che è processo ben più complicato di un semplice incrocio domanda-offerta di lavoro. In circa 2.500 sono stati assunti come co.co.co a luglio 2019 dopo una selezione piuttosto partecipata. Sono tutti laureati con una media superiore al 107 e il 54% è donna. Dopo un periodo di formazione hanno cominciato il loro lavoro presso i Cpi pur tra mille difficoltà aggravate dalla pandemia. Proprio per far conoscere il loro lavoro e difendersi dalle polemiche, i navigator hanno costituito "Anna", l’associazione nazionale navigator. «Abbiamo realizzato un report sul nostro operato, una sorta di libro bianco – spiega il curatore Luca Sabatino, navigator campano –. Sentivamo la necessità di rispondere con numeri e analisi a chi, troppo spesso, parla a sproposito della nostra professione».

Questo report fa un po’ di chiarezza sui numeri: su una platea di circa 1,3 milioni di percettori abili al lavoro, i navigator ne hanno contattato poco più di un milione e circa la metà ha firmato un patto per il lavoro, cioè la costruzione di quel percorso alla "riattivazione" previsto dalla misura. Hanno monitorato circa 800mila utenti in questi piani personalizzati (molti vengono monitorati più volte) e hanno contattato più di 500mila aziende, recependo circa 400mila posti di lavoro disponibili. Il numero dei ricollocati al lavoro è di circa 350mila unità. Considerando che più del 70% degli utenti del Rdc possiede solo la licenza media, ha scarse competenze digitali ed è assente dal mondo del lavoro da più di cinque anni, il risultato è tutt’altro da disprezzare. Inoltre i navigator pagano i difetti del sistema: una conflittualità permanente tra Stato e Regioni, i Cpi largamente insufficienti sia sotto il profilo professionale sia per carenza di personale (la Germania conta 110mila operatori nei servizi all’impiego contro i nostri 8mila più i 2.500 navigator), la mancanza di sinergie con il mondo della formazione e l’assenza di un’infrastruttura informatica unitaria nazionale.