Attualità

Inchiesta. Reati contro l’ambiente: una legge dimenticata

Luca Mazza mercoledì 8 ottobre 2014
È chiusa in un cassetto di Palazzo Madama da sette mesi. Eppure – se entrasse in vigore – potrebbe rappresentare un’opportunità immediata, concreta ed efficace per colpire quello che è diventato ormai uno dei core business delle mafie: lo smaltimento dei rifiuti. È la proposta di legge che prevede l’inserimento dei «delitti contro l’ambiente» nel codice penale, il ddl 1345. Tra le nuove fattispecie delittuose introdotte ci sarebbero il disastro ambientale, il traffico di materiale radioattivo e la confisca obbligatoria del profitto realizzato. Per molti reati che attualmente vengono puniti solo con una contravvenzione, inoltre, scatterebbe la reclusione.Il 27 febbraio scorso, ovvero all’alba del governo Renzi, la Camera dei deputati, dopo mesi di lungo confronto politico, ha licenziato questo testo unificato, frutto della sintesi di tre singoli progetti firmati rispettivamente da Realacci (Pd), Micillo (M5S), Pellegrino (Sel). Da allora non è accaduto più nulla. Soltanto silenzio e immobilismo politico. L’ok definitivo al provvedimento da parte del Senato era previsto a stretto giro, ma siamo a inizio ottobre e non è arrivato. Anzi, le commissioni Ambiente e Giustizia della "Camera alta" hanno appena terminato le audizioni e sono in una fase iniziale dei lavori, tanto che va ancora fissato il termine di presentazione degli emendamenti. «E’ scandaloso che siamo fermi da così tanto tempo, dopo che l’Aula di Montecitorio ha votato la misura a larga maggioranza (386 sì, 4 no e 45 astenuti, ndr) – si sfoga il deputato Pd Ermete Realacci, uno dei principali sostenitori del ddl –. Nei giorni scorsi ho parlato sia con l’ex ministro dell’Ambiente e attuale Guardasigilli, Andrea Orlando, sia con il suo successore al dicastero, Gian Luca Galletti, affinché il governo faccia sentire la sua voce».Non tutti, però, la pensano così. Partiti come la Lega e, soprattutto, Forza Italia, ritengono indispensabili alcuni correttivi al testo. «Serve più equilibrio. Perché non si può passare da una norma troppo permissiva a un’altra eccessivamente punitiva», ragiona Vittorio Zizza, senatore azzurro e membro della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Alcune modifiche vengono richieste pure da Confindustria, che sottolinea come con il nuovo disegno di legge si corra il rischio «di scoraggiare ulteriormente gli investimenti di cui il Paese ha un urgente bisogno per uscire dalla crisi». Per cui, afferma Marcella Panucci, direttore generale dell’organizzazione di viale dell’Astronomia, «è necessario un intervento che, senza mettere in discussione l’impianto del testo, risolva alcuni profili problematici». In particolare è «presupposto imprescindibile la netta distinzione tra l’agire della criminalità organizzata in materia ambientale e quello di chi, pur operando nel rispetto degli standard di legge nell’esercizio dell’attività di impresa, talvolta incorre a titolo di colpa in violazioni di norme a tutela dell’ambiente».Per i Cinque Stelle, in realtà, dietro la posizione di Confindustria si nasconde la precisa volontà di ostacolare in tutti i modi la legge. «Inoltre, molti esponenti di Forza Italia e Pd vogliono che lo scempio continui – accusa Paola Nugnes, senatrice di M5S –. Quindi ufficialmente pretendono una legge perfetta, ma si tratta solo di una scusa per temporeggiare e non arrivare mai all’approvazione finale». «Ho il sospetto che le buone intenzioni di alcuni parlamentari del partito di Renzi su ambiente e rifiuti siano solo di facciata – prosegue l’onorevole grillina – perché poi sono sicuri che ci saranno altri colleghi pronti ad affossare la norma». Il presidente della commissione permanente Ambiente e Territorio del Senato, Giuseppe Marinello (Ncd), ipotizza invece «che entro un mese e mezzo il provvedimento possa essere calendarizzato per la discussione in Aula». «Tuttavia – segnala l’esponente del Nuovo centrodestra – ritengo che si debba raggiungere un criterio di equità più oggettivo di quello previsto attualmente, perché l’aumento a dismisura di pene e sanzioni non è ammissibile e deve essere proporzionato al tipo di reato».      Non la pensa affatto così Legambiente, che giudica positivo l’intero "pacchetto" di norme. «Senza un inasprimento delle pene, il traffico illecito e lo smaltimento illegale dei rifiuti non si fermeranno mai – afferma Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale dell’associazione ed esperto in materia –. Se non si rafforza l’azione penale in questo campo, gli scarti continueranno a essere depositati in discariche abusive, sotto le fondamenta di edifici o di opere infrastrutturali. E non si smetterà nemmeno di miscelare i rifiuti con il cemento». Per Legambiente l’impianto della legge è quasi perfetto, basta eliminare pochi e piccolissimi vizi formali. «Chi vuole fare troppo le pulci al testo, fornisce solo un assist a quel pezzo di industria italiana che questa legge non la vuole affatto – conclude Ciafani –. Mentre l’approvazione rappresenterebbe l’alba di un nuovo giorno, rispetto a una notte sui rifiuti che in Italia dura da oltre vent’anni».