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Il provvedimento. Primo giorno del Reddito di cittadinanza: 45mila domande alle Poste

Nicola Pini mercoledì 6 marzo 2019

Ansa

Reddito di cittadinanza, debutto senza il temuto ingorgo. È scattata da oggi la possibilità di fare richiesta per ottenere il nuovo sussidio anti-povertà. E l'assalto agli uffici accreditati per avviare le pratiche (le Poste e i Caf) non c'è stato. Poche code agli sportelli, sedi un po' più affollate del solito, ma nessun assalto. Molto usata la prenotazione automatica. Alle 10.30 risultavano risolti anche i problemi di accesso su alcuni gestori Spid per la presentazione della domanda. Il sito - che in mattinata appena attivato, segnalava un errore per l'ingresso con l'"identità telematica" di alcuni operatori - è funzionante e consente la presentazione delle domande con i codici di tutte e nove le società che forniscono lo Spid.

Alle fine della giornata sono state 44.125 le domande arrivate alle Poste, di cui 8.492 on line e 35.653 presso gli uffici postali. È il
conto finale della prima giornata del reddito di cittadinanza fatto dal ministero del Lavoro, che in una nota spiega come le
prime tre regioni per numero di richieste siano la Campania, la Lombardia e la Sicilia rispettivamente con 5.770, 5.751, 5.328.
Ancora non è quantificabile il numero delle domande pervenute ai circa 30.000 Centri di assistenza fiscale.

Ha funzionato quindi la sottolineatura da parte dell'Inps che c'è tempo fino alla fine del mese per inoltrare le domande e l'invito ai cittadini a non accorrere in massa. In particolare gli uffici postali intendono procedere in ordine alfabetico e affiggeranno locandine per dare informazioni. I richiedenti saranno scaglionati sull’arco di una settimana circa (oggi dovrebbero essere accolti preferibilmente coloro che hanno il cognome che inizia con A e B).

IL REDDITO DI CITTADINANZA: DOMANDE E RISPOSTE

Resta poi la possibilità di fare l’operazione via Internet evitando così code e scaglionamenti. Ieri l’Inps ha chiarito che sarà in grado di trasmettere gli ordinativi di accreditamento delle somme (fino a 780 euro per una persona sola, di cui 280 come con- tributo per l’affitto; tetto che sale fino a 1.330 euro per le famiglie) sulle tessere Postepay già dal 15 aprile prossimo, in anticipo rispetto a quanto originariamente programmato. Scadenza che permetterebbe di erogare la prima mensilità già dalla fine di aprile e non i primi di maggio, come era emerso lunedì.

C’è poi un’altra novità finale: al momento, con la card si potranno comprare, come beni di consumo, solo generi alimentari e medicine (con lo sconto del 5%), per ora sono esclusi i capi d’abbigliamento che si pensa però di 'integrare' in un secondo tempo. «Siamo di fronte a un’operazione straordinaria e ci sarà un impegno straordinario ma non si può escludere a priori che ci possano essere disfunzioni», ha avvertito ieri Marco Siracusano, ad di Postepay, in audizione alla Camera sul decretone che introduce Reddito e quota 100. Anche le forze dell’ordine sono in pre-allerta: al vaglio la possibilità di effettuare 'vigilanze dinamiche' per monitorare eventuali criticità negli uffici postali delle grandi aree urbane.

L’Inps da parte sua assicura di esser pronta ad accogliere le domande: le procedure informatiche necessarie sono state tutte attivate. In caso di accoglimento della domanda il beneficiario potrà ritirare la card ricaricabile negli uffici postali a partire dal 19 aprile, dopo che l'Inps avrà provveduto "a rendere disponibili i primi esiti istruttori e i flussi dispositivi a decorrere dal 15 aprile".

Da oggi dunque la macchina burocratica pubblica affronta l’avvio di questo nuovo strumento di welfare, provvedimento bandiera del M5s, destinato secondo gli ultimi dati dell’Istat a raggiungere circa 1,3 milioni di famiglie (2,7 milioni di persone) che riceveranno in media poco più di 5 mila euro l’anno.

Ancora tutto da esplorare il secondo e decisivo step dell’operazione, quello che dovrà avviare su un percorso di formazione e lavoro i beneficiari del sussidio in condizione e in età di avere un impiego: circa 900mila persone (600mila privi di titolo di studio). In particolare resta da risolvere la questione dei ' navigator' sulla quale resta forte lo scontro tra governo e Regioni. Il ministro Luigi Di Maio ha proposto di ridurre da 6mila a 4.500 il numero di queste nuove figure cui è assegnata la 'regia' del reinserimento lavorativo di chi avrà il reddito. Un’offerta che alle Regioni non basta. Non intendiamo «metterci di traverso» – ha affermato Cristina Grieco, coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro – ma resta il «rischio caos negli uffici con questa immissione di migliaia» di precari selezionati «senza una procedura, con un quizzone, un colloquio, non si è capito», che «non sarebbe sopportabile neppure dal punto di vista organizzativo» e «creerebbe un dualismo» tra gli operatori dei Centri per l’impiego (gestiti dalla Regioni) e i navigator (che faranno capo all’Anpal).

Per l’assunzione dei navigator, ha aggiunto Grieco, «ci vuole l’intesa con le Regioni, che hanno la competenza esclusiva sulle politiche attive del lavoro, non ci basta dare un parere», come dispone invece un emendamento al decretone.