Attualità

ROMA. Rapporto Osservasalute: la crisi colpisce dal dentista e a tavola

martedì 16 marzo 2010
In tempi di crisi gli italiani sono costretti a fare economia: lo dice il loro sorriso. Lo evidenzia il Rapporto Osservasalute, sottolineando che il ricorso alle cure odontoiatriche è un importante indicatore delle disuguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari; infatti varia significativamente per età e status socio-economico, soprattutto perché in Italia il ricorso a queste cure è quasi sempre a carico delle famiglie (l'86% di coloro che ha fatto ricorso a un dentista o a un ortodontista lo ha fatto sostenendo interamente il costo delle prestazioni). Non a caso non è affatto alta in Italia la quota di popolazione con età superiore ai 3 anni che nei dodici mesi precedenti l'indagine ha fatto ricorso a un odontoiatra: complessivamente presso qualsiasi tipo di struttura, sia del SSN che privata o accreditata, è pari al 39,7%. Soprattutto tra gli anziani e le persone con basso titolo di studio si osservano le percentuali più basse di ricorso alle visite o alle cure odontoiatriche, rispettivamente 26,6% e 26,4%.Il Mezzogiorno - Esiste un forte svantaggio per la popolazione residente nelle regioni del Mezzogiorno dove la quota di quanti ricorrono al dentista è inferiore al valore medio nazionale. In particolare è in Campania (26%) che si osserva la situazione peggiore. Si evidenziano invece quote nettamente più elevate di ricorso al dentista nelle regioni settentrionali, soprattutto del Nord-Est e in particolare nella provincia di Bolzano (54,4%). Lo svantaggio del Mezzogiorno si evidenzia soprattutto tra gli anziani, anche considerando il numero complessivo di denti mancanti che non vengono sostituiti. Infatti circa il 20% degli ultrasettantacinquenni residenti nel Mezzogiorno (contro il 7,1% del Nord e l'8,4% del Centro) ha meno di 21 denti, soglia che è definita adeguata per una dentizione funzionale nel Community Action Program on Health Monitoring della Commissione Europea. Le differenze territoriali sono rilevanti anche per le persone anziane tra i 65 e i 74 anni, tra le quali nel Sud e nelle Isole si osserva una quota di oltre il doppio di persone con meno di 21 denti rispetto al Nord (9,5% contro 4,2%).Anziani e solitudine - Niente moglie, né figli o nipoti per oltre un anziano su quattro: vive da solo il 27% di tutti gli "over 65". Il fenomeno è rilevante soprattutto al Nord e interessa in particolare le donne: infatti, mentre solo il 13,6% degli uomini di 65 anni e oltre abita in solitudine, tra le donne il dato è quasi tre volte maggiore (37%). E la solitudine rappresenta spesso un fattore di rischio, oltre che di emarginazione sociale, per l'insorgenza o l'aggravamento di patologie serie e invalidanti che possono a loro volta condurre alla perdita dell'autosufficienza, al confinamento e, nella maggior parte dei casi, alla necessità di assistenza ulteriore anche nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana. Il Rapporto Osservasalute però precisa che la quota rilevante di anziani che, per necessità o per scelta, vivono da soli, non è necessariamente da considerarsi negativa, specie se si tratta di persone inserite in reti sociali, compresi i social network, che ne supportino le capacità relazionali e lo scambio di informazioni, anche sulla salute. Secondo il rapporto ci sono comunque più anziani soli al Nord che al Sud. Il primato va alla Provincia Autonoma di Trento (solo il 33% degli over 65), mentre valori superiori al 30% vengono registrati anche in Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Al contrario, valori particolarmente contenuti caratterizzano la Basilicata, dove la quota di anziani che vivono soli è pari a 23%:seguono le Marche (23,5%) e l'Abruzzo (23,8%).L'assistenza privata - All'affievolimento del supporto della famiglia, si sta rispondendo da una parte con il ricorso a forme di assistenza privata anche ad anziani soli, dall'altra con l'espansione, sia pur in modo non omogeneo sul territorio nazionale, dell'assistenza territoriale, a domicilio e residenziale. I voti al Ssn - Il Rapporto Osservasalute rielabora i voti Istat per elaborare il giudizio degli italiani sul Servizio sanitario nazionale: un "appena sufficiente" dal 43% dei cittadini, che esprime un giudizio intermedio dando un voto pari a 5 o 6; un "ottimo" dal 34%, soddisfatto e di manica larga, che concede un punteggio da 7a 10, ma una bella insufficienza (punteggio 1-4) dal 17% dei connazionali. Non ci sono grosse differenze di giudizio tra uomini e donne, mentre gli anziani di entrambi i sessi tendono in genere a dare voti migliori sulla qualità del Ssn: esprime un giudizio positivo il 31% degli uomini di 18-39 anni, il 34% tra i 40-64enni e quasi il 40% tra gli over 65. Stesso andamento si riscontra tra le donne: 30% di soddisfatte tra le più giovani (18-39 anni), 33,6% tra i 40 e i 64 anni e 39% tra le più anziane.