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Il caso. Raffaele Cantone chiederà informazioni sulla coop Ipotesi commissariamento

Antonio Maria Mira mercoledì 4 gennaio 2017

Raffaele Cantone chiederà «informazioni precise » sulla cooperativa Ecofficina, in particolare sulla gestione del Cpa di Cona. Ma anche sugli altri centri. Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che vigila su gare e appalti, è infatti intenzionato a interpellare le procure di Padova, Rovigo e Venezia. Le prime due hanno aperto da alcuni mesi inchieste per presunte truffe e maltrattamenti, anche con riferimento alle gare d’appalto. Quella di Venezia è titolare dell’inchiesta sulla morte della giovane ivoriana e sulla rivolta dei migranti. E saranno chiesti anche gli atti degli appalti alle varie prefetture interessate.

È il primo passo per un iter che potrebbe portare anche al commissariamento degli appalti previsto dall’articolo 32 del decreto legge n.90 del 2014, in presenza di «situazioni anomale e comunque sintomatiche di condotte illecite o eventi criminali» attribuibili all’aggiudicatario di un appalto pubblico. Provvedimento che, su indicazione dell’Anac, viene preso dal prefetto competente per territorio, già ampiamente utilizzato per 'mafia capitale', per l’Expo e per la vicenda della cooperativa Cpl Concordia. E che permette comunque di portare a termine l’esecuzione del contratto in corso.

Cantone, peraltro, era già stata interpellato dalla prefettura di Padova (la cooperativa ha sede in questa città) che aveva segnalato «una presunta indagine per truffa e falso e chiedeva se si poteva fare il commissariamento », una richiesta «generica, senza alcuna documentazione, senza precisare esattamente di cosa si trattava ». L’Anac rispose che, «sulla base di quelle informazioni, non c’erano i presupposti per il commissariamento ». Insomma, «non abbiamo dato il via libera. Nessun ok. Con una mera indagine non si può revocare un appalto a meno che non ci siano fatti acclarati a prescindere, cioè elementi per dimostrare che non stavano fornendo quello che dovevano fornire. Non perché indagati per truffa ma per inadempimento contrattuale. È quello che ora vogliamo capire». Ma questa volta con le carte.