Attualità

INTERVISTA. Raffaele Bonanni, leader Cisl

Arturo Celletti sabato 3 aprile 2010
«Il rischio è chiudere, è sopprimere, è comprimere...». Raffaele Bonanni sospira e scandisce il suo no al decreto che cancella le tariffe agevolate per tutta l’editoria. «...È silenziare, è togliere di mezzo le voci libere. Già quelle voci che vivono esclusivamente della forza di un Messaggio». Il leader della Cisl si ferma ancora una volta e chiude quel primo ragionamento: «Così si condanna a morte una ricchezza culturale... Questo è allucinante e intollerabile e il ministro Tremonti che è una persona saggia e responsabile deve ripensarci».Lo farà?Insisto: Tremonti è una persona ragionevole e so che non è contro il mondo cattolico e contro l’associazionismo non profit... Ora spero solo che capisca fino in fondo la portata del problema... Perché non lo chiama? Perché è Venerdì Santo... Ma nei prossimi giorni lo chiamo, lo chiamo... Deve spiegarmi la logica di questa iniziativa. E deve capire che oggi le parole sono pesate e la reazione è composta, ma domani...Domani?Sono un sindacalista... Oggi tratto, ma se domani mi troverò con le spalle al muro farò quello che devo fare. Senza sconti. Lo scriva: la reazione sarà meno morbida e le parole meno calibrate.Ci faccia capire la portata del problema...Il problema è che il decreto peserà poco o nulla sui grandi giornali, le grandi testate... Quelle possedute da grandi banchieri, da grandi imprenditori... Vada a verificare la percentuale di abbonati del Corriere della sera o di Repubblica...E chi, invece, rischia di colpire a morte?Le testate non profit, religiose, sindacali, di cooperative... Realtà che fanno ricco il pluralismo italiano... Tutto è così sconcertante...Ma la ragione?Fa paura toccare il potere vero e, allora, per trovare i soldi si va a rastrellare tra le realtà più povere... Che amarezza... Ma noi eravamo stati profetici.Profetici?Quando ad ottobre nel grande dibattito sulla libertà di stampa molti sostenevano tesi strampalate noi ripetevamo che il problema vero è uno: premiare le realtà sostenute da editori puri e scoraggiare le realtà che hanno dietro i grandi interessi economici. E oggi si va nel senso opposto...Non va bene, è ingiusto, e la rotta andrà corretta... Perché c’è un problema di sopravvivenza di tante testate libere e c’è anche un problema di ricadute economiche ed occupazionali. Ripeto: per noi sarà impossibile restare in silenzio.