Attualità

Legge elettorale. Italicum, affossata la parità

Angelo Picariello martedì 11 marzo 2014
La Camera boccia la parità di genere, strada spianata per il primo via libera dell’Italicum, che slitta ad oggi. L’intesa tiene persino su una battaglia bipartisan, rinforzata dalla celebrazione della Festa della donna, che trova però, alla fine, più sostenitori davanti ai microfoni che nel segreto dell’urna. Passa invece - sul piano tecnico - l’intesa sul ridisegno dei collegi.Al termine di una giornata convulsa e per certi versi memorabile per la Camera, agli atti resta solo il colore, bianco, indossato da tutte le deputate che l’hanno sostenuta. Respinto invece alla prova dell’urna con 335 no e 227 sì il primo emendamento, e va ancora peggio per il secondo, che interveniva sui capolista (con una parità secca al 50 e 50), che fa registrare 344 no e 214 sì. A fine serata veniva respinto anche la formulazione più blanda (60 e 40 dei capolista) con 298 voti contrari e 253 favorevoli, un dato che testimoniava solo della stanchezza e delle aumentate assenze.Fra Matteo Renzi e Silvio di Berlusconi è subito palleggio di responsabilità su un esito impopolare agli occhi di una gran parte dell’elettorato. Da Arcore trapela l’irritazione del Cavaliere per essere stato cacciato in una battaglia non sua dal Pd, che - lamenta - non controlla i suoi. E il segretario del Pd, in replica, attacca Renato Brunetta che aveva accusato il Pd di non aver avuto il coraggio di combattere la battaglia a viso aperto. «Nel nostro partito la parità è un dato acquisito che porteremo avanti», ricorda Renzi.L’onda d’urto dell’iniziativa politica e mediatica aveva indotto la dirigenza di Pd e Fi a rinunciare alle barricate. Nelle dirigenze dei due principali partiti nel corso della giornata si andava creando la sensazione di una crescita di consenso trasversale. Alla fine, dopo un lungo conciliabolo fra Denis Verdini e il ministro Maria Elena Boschi , il "Comitato dei nove" (la commissione ristretta che gestisce l’ordine dei lavori) riunitosi di nuovo in tardo pomeriggio optava per la libertà di coscienza e per il voto segreto che avrebbe dovuto garantirla.Ma è proprio il voto segreto a condannare la parità. Vince, alla fine, il rosa shocking di Daniela Santanchè indossato in ostentata contrapposizione col bianco esibito da Nunzia De Girolamo e Dorina Bianchi del Ncd, da Laura Ravetto, Stefania Prestigiacomo e Michela Brambilla di Fi, da Alessandra Moretti del Pd, giusto per citarne alcune. Ed è proprio nel Pd che la ferita brucia di più: le donne si riuniscono nella notte per vedere se ci sono margini per riaprire la battaglia al Senato. «Proporrei subito una conferenza dei capigruppo», dice la presidente Laura Boldrini, che si era personalmente spesa per arrivare a un emendamento concordato e confessa «profonda amarezza». Questa sconfitta è anche la sua.