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PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Quirinale, trattativa nel vivo Si vota dal 18 aprile

Angelo Picariello mercoledì 3 aprile 2013
Il Parlamento inizierà a votare per il nuovo capo dello Stato da giovedì 18 aprile. Lo rende noto la presidente della Camera Laura Boldrini, ma lo fa «su invito» di Giorgio Napolitano. Ne consegue - nel combinato disposto con gli 8-10 giorni di lavoro assegnati ai 10 saggi - che resterebbero altri 5 o 6 giorni al Quirinale per un estremo tentativo, riaprendo le consultazioni, anche se appare ormai inverosimile che sia questo capo dello Stato a dare un nuovo incarico, con tutte le diverse interpretazioni che restano in campo, peraltro, sulla permanenza in vita dello stesso pre-incarico affidato a Pier Luigi Bersani.Ieri, intanto, si è riunita la commissione dei saggi per le questioni economiche ed europee. Oggi toccherà all’altra, quella deputata alle questioni istituzionali e alla legge elettorale, che presenta più spiccate caratteristiche politiche. Dal Pdl, il partito più scettico sul ruolo e sulle finalità di queste commissioni, non arrivano però input negativi al loro rappresentante, anzi. Gaetano Quagliariello si mantiene in costante contatto con Silvio Berlusconi sulle questioni da affrontare e a questo allude evidentemente, lo stesso Quagliariello, quando replica agli scettici come Renato Brunetta: «Non sono saggio, sono un uomo di partito, conosco gli obblighi che ho nei confronti del mio partito e li ho espletati tutti», ricorda.Segno chiaro che il filo del dialogo, pur nella diffidenza reciproca che permane, non si è interrotto. Berlusconi continua a tenere imoscate, e raccomanda prudenza ai suoi. Bersani raccomanda dialogo «con tutti». Questo al di là dello scontro muro contro muro che traspare nelle dichiarazioni ufficiali. Ma con Beppe Grillo che chiude ogni spiraglio con il Pd e mette sotto osservazione i suoi rappresenti in Parlamento; con Scelta Civica (i cui numeri in astratto, in aggiunta basterebbero, in aggiunta al centrosinistra, nelle Camere in seduta comune) che esclude di fare da stampella a nomine concepite tutte nella metà campo del Pd; con l’area di Matteo Renzi - infine - che contribuisce a far mancare i numeri a questa soluzione, il dialogo fra il partito di Berlusconi e quello di Bersani sembra quasi una strada obbligata. Linea perseguita in modo più scoperto dai due Letta (Gianni ed Enrico) in linea con lo sprone del Quirinale, ma di fatto portata avanti in segreto anche dai due plenipotenziari dei leader, Maurizio Migliavacca e Denis Verdini.Eco di questa trattativa segreta la richiesta del capogruppo al Senato del Pdl Renato Schifani che possa essere il suo partito, stavolta, a indicare una rosa di nomi. Ma nel Pd, al di fuori dell’ufficialità, cresce la sensazione che il Cavaliere potrebbe alla fine esserci non disdegnare un via libera su uno dei nomi considerati non ostili concepiti nell’altra metà campo. Da Giuliano Amato (nome considerato di piena continuità con la linea di Giorgio Napolitano, che non a caso lo ha tenuto fuori dalle indicazioni dei saggi) all’ex presidente del Senato Franco Marini. E qualcuno ieri affacciava anche un’ipotesi più accidentata: lo spostamento di Pietro Grasso sul Colle, con la possibilità che verrebbe offerta al Pdl di insediarsi a Palazzo Madama con Quagliariello.Voci che danno per imminente un incontro fra Bersani e Mario Monti, già per oggi (mentre viene smentito che il segretario del Pd possa vedere a breve Berlusconi) indicano un’accelerazione verso una soluzione di questo tipo, mentre sembrano perdere quota soluzioni "autosufficienti" come quella di Romano Prodi, o di tentata apertura ai grillini, come Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà o Gino Strada. C’è poi la questione "di genere" che monta in questi giorni per la mancata presenza di donne e tiene in pista anche altre soluzioni, come Annamaria Cancellieri o Emma Bonino.La parte più inconfessabile della trattativa attiene naturalmente alle incombenti problematiche giudiziarie di Berlusconi, argomento di cui il Pd non vuole nemmeno sentire parlare, ma è inutile dire che l’equilibrio in materia giudiziaria è il primo dei requisiti cui guarda Berlusconi nel valutare le offerte che gli arrivano.