Attualità

Covid. Le Regioni: «Quarantena ridotta per chi ha fatto tre dosi o si blocca il Paese»

Marco Iasevoli martedì 28 dicembre 2021

Mentre prosegue la vaccinazione dei bambini e degli adulti si apre il dibattito sulla quarantena per i positivi. Le Regioni chiedono che per i "trivaccinati" sia ridotta a 3-5 giorni, altrimenti il Paese rischia di bloccarsi

A poche ore dall’entrata in vigore delle nuove norme, Omicron stravolge di nuovo l’agenda anti-pandemia di Mario Draghi. Il premier e il governo hanno sul tavolo una proposta dei governatori, ufficialmente formulata dal loro presidente Massimiliano Fedriga al Comitato tecnico-scientifico: eliminare, o quantomeno ridurre la quarantena delle persone che hanno ricevuto il richiamo.

Al tema accenna esplicitamente anche il commissario all’Emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, ammettendo che la questione è già stata oggetto di un primo confronto con il ministro della Salute Roberto Speranza, e che il quesito è stato portato all’attenzione dei tecnici che supportano le decisioni dell’esecutivo. Una riunione del Cts è prevista domani, e non si esclude un’accelerazione: con un parere espresso in tempi rapidi e la convocazione di cabina di regia e Cdm già giovedì. Anche se, a sentire il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, si potrebbe procedere con più prudenza, aspettando la settimana prossima e, soprattutto, dati più stabilizzati sulla variante Omicron.

La richiesta di Fedriga, Toti ma anche Bonaccini è fondata su tre punti: il primo, l’apparente minore letalità di Omicron che arriva su una «base vaccinale» ampia; il secondo, la corsa ai tamponi degli ultimi giorni, cui i sistemi regionali ormai non riescono più a rispondere in modo efficace; il timore che, con un eventuale impennata dei contagi verso i 100mila al giorno, e soprattutto con il raggiungimento di un milione di positivi nel Paese, ci possano essere circa 10 milioni di persone in quarantena prudenziale molte delle quali senza sintomi. A evidenziare l’allarme l’epidemiologo Matteo Bassetti, presto seguito da diversi suoi colleghi e anche da Cartabellotta della fondazione Gimbe, spesso molto critica verso le proposte "aperturiste".

Ma anche la politica, con Matteo Renzi, fa presente il rischio di un «lockdown di fatto» dovuto a un numero enorme di "isolati". Per il leader Iv, la mini-quarantena delle persone con richiamo è una strada da perseguire insieme al «lockdown dei non vaccinati», misura utilizzata in Germania. Allo stesso tempo, voci scientifiche come quella di Massimo Galli e Walter Ricciardi (consulente del ministro Speranza) invitano ad andare più cauti con queste ipotesi, che potrebbero avere come contro-effetto quello di favorire un contagio di massa che andrebbe a pesare sugli ospedali.

Dal premier e dal governo, e anche dai leader di maggioranza, silenzio assoluto sul tema. Si avverte, specie a Palazzo Chigi, la delicatezza del momento. Il problema di un eventuale «collasso produttivo» è ben presente agli occhi di Mario Draghi. Allo stesso tempo di Omicron non si sa ancora abbastanza. L’ipotesi di "liberare" un tri-vaccinato 3 o 5 giorni dopo aver avuto un contatto stretto con un positivo reggerebbe solo a fronte di dati scientifici solidi, che solo il Cts può dare.

Anche la definizione di «contatto stretto» è sotto la lente: allo stato la misura prudenziale della quarantena può scattare anche per una stretta di mano ad una persona poi risultata positiva, ma questi criteri potrebbero variare, appunto, per chi ha le tre dosi. Mentre per i vaccinati con ciclo completo (due dosi) potrebbe restare l’indicazione dei sette giorni di "stop".

Di certo la sensazione è che un nuovo intervento regolatorio sarà inevitabile.

Anche il «lockdown dei non vaccinati» è ormai nell’agenda di governo, così come l’obbligo vaccinale, o quantomeno una sua estensione alla Pubblica amministrazione, misura evitata la settimana scorsa sia per motivi politici sia perché ritenuta, al momento, non giustificata. Ma che a questo punto torna di attualità se, come concordano ormai "aperturisti" e "rigoristi", il vaccino resta la principale arma di difesa anche contro Omicron. Così come torna d’attualità lo smart working, che potrebbe essere uno dei modi per frenare il contagio e allo stesso tempo garantire il mantenimento dei servizi pubblici e privati in questa fase delicatissima e cruciale della lotta alla pandemia.