Politica. Quando si voterà? Sei nodi per capire
Un governo, è vero, non ha scadenza. Ma è pur vero che una serie di fatti oggettivi rendono difficile arrivare sino alla scadenza naturale della legislatura nel 2018. Uno, in particolare, è il ragionamento che fa da pilastro a tutte le ipotesi di voto anticipato: con il referendum del 4 dicembre sono fallite le riforme costituzionali promesse solennemente da Camera e Senato nell’aprile 2013 dopo due mesi di paralisi politica. È da questo ragionamento che si arriva già a indicare una data per le urne, l’11 o il 18 giugno 2017, pochi giorni dopo aver presieduto il G7 a Taormina. Ma non tutto rema in questa direzione. In Parlamento il 'partito del non voto' non conosce confini politici, partitici e geografici: tanti deputati e senatori figli del 'Porcellum' sono di prima nomina e non sono certi di essere reinseriti nelle liste elettorali dei rispettivi partiti. Diversi piccoli gruppi parlamentari sono inoltre frutto di scissioni interne ai grandi blocchi del 2013 (centrosinistra, cen- trodestra, M5S) e non hanno ancora definito un approdo politico certo. Non si può negare poi il peso di una data, 16 settembre 2017, in cui gli onorevoli alla prima legislatura matureranno il diritto all’assegno pensionistico. A dare speranza a chi non vuole votare a giugno c’è il grosso nodo della legge elettorale. Finché non si leggerà la sentenza della Corte costituzionale, non si potranno capire le reali intenzioni dei partiti. Proporzionale o un 'semimaggioritario' alla Mattarellum? Un semplice ritocco alle indicazioni della Consulta o una vera e propria riscrittura del sistema di voto? C’è chi proverà a fare in fretta e chi tirerà il freno. Mettere insieme una maggioranza sulla legge elettorale oggi non è facile. Perciò l’auspicio di chi davvero vuole le urne è che la Consulta dia una sentenza 'pronta all’uso'. Altrimenti la partita è tutta da giocare. Marco Iasevoli
1 Legge elettorale: verdetto il 24 gennaio
Ma dopo la vittoria del No al referendum sulla riforma costituzionale, sembra diventato ancora più difficile trovare un accordo per scrivere insieme una nuova legge elettorale. Il leader del Pd Matteo Renzi ha messo nero su bianco la proposta del partito per un ritorno al Mattarellum. In questo modo ha ricompattato i dem, usciti con le ossa rotte dalla campagna referendaria. Il vecchio sistema di voto che segnò la svolta della seconda Repubblica, però, non trova il consenso di Berlusconi e Grillo, ma neppure di Ncd e Sinistra italiana. Lo voterebbero Lega e Fratelli d’Italia. Roberta d’Angelo
Insomma, la confusione regna e le divergenze anche, come nel caso della legge elettorale. Mai come in questo periodo, proprio alla luce dei piani berlusconiani, Fi è sulla linea del proporzionale a oltranza.
Su Berlusconi, poi, pesano le vicende di Mediaset. La scalata di Vivendi all’impero di famiglia costringe l’ex premier a misurare le proprie mosse. E allora, l’idea di una grande coalizione, che tanto piace anche al centrista Pier Ferdinando Casini, resta un obiettivo succulento. Roberta d’Angelo
5 L'Italia nel mondo - Il test con l'estero, un carnet di impegni
L'ultimo annuncio in ordine di tempo è di ieri. Dario Franceschini, titolare dei Beni culturali, ha reso noto che si terrà a Firenze, il 30 e 31 marzo, il G7 fra i ministri competenti sulla cultura. È solo il primo di una serie di incontri, dal format simile (per ogni materia si vedono i rappresentanti dei 7 stati), che scaturiscono dal "test" globale che scatta il 1° gennaio: quel giorno, infatti, l’Italia assumerà la presidenza di turno del G7, il "club" dei Paesi più industrializzati tornato ormai da due anni al formato senza la Russia. Il nostro Paese ospiterà appunto tutti gli incontri preparatori a livello di alti funzionari e di ministri (a cominciare da quelli delle Finanze, anch’esso già programmato a Bari, dall’11 al 13 maggio, e degli Esteri), in previsione del vertice vero e proprio a livello di capi di Stato e di governo che si terrà a Taormina il 26 e 27 maggio. In questa chiave non è escluso che, come già avvenne per Berlusconi nel 2009 (da Obama), proprio per preparare l’appuntamento Gentiloni possa essere ricevuto alla Casa Bianca dal presidente Trump.
E non è tutto. Sempre dal 1° gennaio l’Italia siederà come membro non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu che da novembre, per il sistema di turnazione, presiederà. Per tutto il 2017 farà parte inoltre della "trojka" che guida la presidenza dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che deve vigilare sul pieno rispetto degli accordi di Minsk tra Federazione russa e Ucraina. Dell’Osce l’Italia presiederà poi il "gruppo di contatto" sul Mediterraneo. Tra giugno e luglio organizzerà, insieme alle vecchie e nuove presidenze (Austria, Francia e Germania), un vertice con i Paesi del cosiddetto "processo di Berlino" sui Balcani occidentali. Ma sul fronte europeo l’impegno maggiore riguarda il vertice straordinario del 25 marzo a Roma, per celebrare i 60 anni dei Trattati istitutivi. E. Fat.
6. La partita Campidoglio - Rischio crisi a Roma e l'ipotesi election day
Con la mancata approvazione del bilancio per il Comune di Roma lo spettro dell’esercizio provvisorio di Bilancio diventa realtà. I due principali attori dello scontro sul Campidoglio - M5S e Pd - sanno bene che rischiano di pagare nel prossimo voto politico la disfatta su Roma. Di disfatta su tutta la linea si tratta, per il Pd, dopo la rovinosa uscita di scena di Ignazio Marino, ma Virginia Raggi col mancato decollo della sua esperienza - fra inchieste, valzer di nomine e dimissioni - rischia a sua volta di tarpare le ali al Movimento che proprio su Roma puntava per mostrarsi pronto alla guida del governo.
Dopo esser stato vicino alla rottura Beppe Grillo ha indotto la sindaca a più miti consigli. Via il cosiddetto "Raggio magico", dopo il coinvolgimento nelle inchieste dell’ex assessore Paola Muraro e dell’ex "braccio destro" Raffaele Marra, le cui nomine - per i rapporti pregressi con la giunta Alemanno e con l’ex presidente di Ama Franco Panzironi - erano state avversate da tanti, con lo stesso Grillo perplesso.
Si tratta ora, per M5S, di tenere in vita Raggi almeno per i prossimi mesi, rimettendo in sesto il Bilancio, visto che - al di là della bocciatura dei Revisori, che non ha precedenti - l’esercizio provvisorio non è una novità, a Roma. Obiettivo minimo: evitare che, se si vota a giugno per le Politiche scatti l’election day con Roma. D’altro canto anche il Pd, con un partito allo sbando nella Capitale sarebbe spiazzato da tale prospettiva. L’ideale sarebbe, per i Dem, un voto politico in estate con il ritorno, intanto, del Commissario a Roma. Una Raggi dimissionaria, insomma, avendo davanti alcuni mesi per trovare una soluzione. Ma Grillo questo regalo proprio non ha voglia di farlo, a Renzi, e per questo è deciso a puntellare e sostenere Raggi con grande determinazione, mettendo da parte dubbi e perplessità. Angelo Picariello