Attualità

Il caso. Pubblicità azzardo, nuovi criteri. Anzi no

Umberto Folena martedì 20 ottobre 2015

Riusciranno le fresche "Linee guida" dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) ad arginare l’invasione dell’azzardo ("gioca, gioca, gioca!") su televisioni, Internet e carta stampata? Probabilmente la domanda è sbagliata. Le linee varate venerdì scorso – nome completo: "Linee di indirizzo per la comunicazione commerciale dei giochi con vincita in denaro" – si pongono un obiettivo diverso: «Promuovere forme di gioco sicuro, legale e responsabile» mediante una comunicazione commerciale, che noi plebei chiamiamo pubblicità, «ispirata a criteri di lealtà, misura, correttezza e responsabilità a tutela dell’interesse primario della persona a una vita familiare, sociale e lavorativa protetta dalle conseguenze connesse a comportamenti di gioco non responsabile». Né più, né meno. Il cuore delle "linee" sono 12 divieti. Si va dalla rappresentazione del gioco «eccessivo, incontrollato o associato a forti emozioni» al suggerire che il gioco sia «un modo per risolvere problemi finanziari o personali, o costituisca una fonte di guadagno o di sostentamento alternativa al lavoro»; dall’indurre a credere di poter «vincere sistematicamente» al rivolgersi, sia pure con riferimenti indiretti, ai minori, «e rappresentare questi intenti al gioco»; dall’utilizzare «segni, disegni, personaggi e persone, direttamente e primariamente legati ai minori, che possano generare un diretto interesse su di loro» all’indurre a «ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale».Lo Iap era già intervenuto, tre anni fa, introducendo un apposito articolo dedicato all’azzardo – il 28 ter, "Giochi con vincita in denaro" – nel proprio Codice di autodisciplina. Allora l’elenco era di 11 divieti, che coincidono, con qualche rara parola aggiunta, con i 12 attuali. L’unico inedito è il numero 2: «Sfruttare la passione sportiva per indurre a ritenere che chi ama lo sport non possa non giocare e assimilare l’abilità sportiva all’abilità nel gioco». Un’altra parziale novità riguarda una tenue attenzione a Internet là dove, definendo il termine "comunicazione commerciale", si accenna a quella diffusa «attraverso i "nuovi media"». Nel 2012, l’elenco dei divieti fu il risultato della collaborazione tra Iap e Sistema Gioco Italia, la federazione della filiera dell’industria del gioco che fa capo a Confindustria e da sola rappresenta l’80% degli operatori. Ieri Vincenzo Guggino, segretario generale Iap, presentava le "linee" come «un quadro di riferimento più sistematico e stringente» per gli operatori, e una «maggiore tutela e consapevolezza dei loro diritti» per i consumatori. Quanto alla pubblicità dell’azzardo in sé, Guggino precisava: «Abbiamo inteso seguire un approccio in linea con quello degli altri Paesi europei, e in armonia con le indicazioni della Commissione europea che non pone un divieto assoluto alla pubblicità dei giochi. Infatti tale divieto non esiste in nessun paese europeo, sostenendo i sistemi di autoregolamentazione quali sistemi efficaci di soft law».