Attualità

VENEZIA. «Gay da curare». Il professore: mai detto

Francesco Dal Mas sabato 19 gennaio 2013
Una tempesta in un bicchier d’acqua, come troppo spesso accade in fatti del genere. «Il mio intento non era assolutamente quello di offendere o di attaccare qualcuno, come è stato scritto e la polemica che si è accesa, a mio avviso, è slegata dal contesto reale». Anche perché «mai ho considerato l’omosessualità una malattia da curare e ancor meno ho pensato che pedofilia e omosessualità siano collegate». Lo precisa il professor Enrico Pavanello, da molti anni stimato docente di religione nella scuola convitto Foscarini di Cannaregio, a Venezia, che sollecitato dai suoi studenti del quarto anno ad una riflessione sui diritti dei gay, ha distribuito degli appunti scritti a mano che poi un ragazzo ha postato su Facebook. Apriti cielo, da Mara Carfagna a Paola Concia, a Franco Grillini, sono arrivate durissime prese di posizione. E qualcuno ha anche chiesto anche la testa del professore. Ma che cosa aveva scritto Pavanello?  «L’omosessualità? È una predisposizione ma è reversibile, si può curare. Possiamo aiutare l’omosessuale a mettersi in discussione». E ancora: «L’omosessualità è una ferita che affonda le radici in bisogni affettivi inevasi». L’insegnante ha provato a spiegare quelli che sono i pericoli della "cultura gender". «Secondo questa ideologìa, il genere non coincide più con il ruolo. Non c’è nulla di originario, tutto può essere cambiato, c’è l’idea che la famiglia sia una mera creazione del cristianesimo. E se venisse lasciato spazio a questa ideologìa, che cioè dev’essere l’orientamento sessuale a decidere – si legge ancora nel foglietto passato agli studenti – si dovrebbe allora dare spazio pubblico anche alla pedofilia, alla poligamia. In Olanda hanno riconosciuto anche un partito di pedofili». Da qui la polemica. Il docente ieri ha precisato che «il testo che, senza nessuna autorizzazione è girato via web, non è un volantino, ma è la sintesi di varie e numerose letture, recensioni, articoli, saggi, riferimenti a Format conosciuti dai giovani, che non esprimono il mio pensiero». Esattamente come può accadere a lezione. Infatti, precisa ancora Pavanello, «la mia intenzione era quella di fornire agli studenti materiali su cui innestare un dibattito su un argomento chiesto dagli stessi allievi». Il testo, fra l’altro, non è mai stato discusso, ma solo consegnato per una lettura personale al fine di far emergere obiezioni, domande, riflessioni». Dove sta l’errore, per altro ammesso dal docente? Nel fatto di non aver riportato le necessarie citazioni. E di questo Pavanello si rammarica e si scusa. Colleghi e studenti l’hanno immediatamente compreso, grazie al rapporto di fiducia che si è creato in tutti questi anni di lavoro insieme. Monsignor Valter Perini, delegato per l’evangelizzazione e la catechesi del Patriarcato di Venezia, conferma anche lui che «l’insegnante, conosciuto e stimato, non aveva nessuna intenzione di mancare nei confronti di nessuno». Al tempo stesso, ritiene «opportuno esprimere il più sincero rammarico se qualcuno si è sentito in qualsiasi modo offeso e, con l’occasione, ribadire il più assoluto rispetto verso ogni persona».​