Attualità

VERTICE A 4 DI ROMA. Monti: «Euro irreversibile, in campo 130 miliardi»

Eugenio Fatigante sabato 23 giugno 2012

Il risultato tangibile è l’assenso a un pacchetto per la crescita da 120-130 miliardi di euro circa, oltre alla convergenza inedita (vedi sotto) sull’introduzione della Tobin tax. Ma a ben vedere, al di là delle cifre sbandierate (e da dimostrare sul campo), l’esito ancor più concreto dell’incontro quadrilaterale di ieri a villa Madama fra i leader di Italia, Germania, Francia e Spagna, promosso da Mario Monti, riguarda le dichiarazioni politiche fatte nella conferenza stampa finale: innanzitutto quella, affidata alla bocca del padrone di casa e rivolta ai mercati sempre assetati di nuove "prede", che l’euro è «un grande progetto irreversibile che ha avuto grande successo», nessuno pensi quindi di poterlo smontare; ma poi anche l’affermazione, pronunciata per prima dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che l’Unione deve essere «più forte», non solo nei termini di un’unione bancaria ma sul piano politico. E anche per lo spagnolo Mariano Rajoy «abbiamo bisogno di più Europa».Sono state «passi avanti» le due parole più usate dai 4 leader convenuti a Roma per lanciare un segnale netto a pochi giorni dal Consiglio europeo del 28 e 29 prossimi, chiamato ad affiancare misure pro-sviluppo a quel Fiscal compact voluto dalla Merkel e che ha introdotto la "regola d’oro" del pareggio di bilancio.A Bruxelles sarà «in gioco l’Europa», aveva detto Monti nei giorni scorsi. Caricando il «pre-partita» (definizione di Romano Prodi) capitolino di attese che non potevano andare deluse. Per questo i distinguo di sempre sono stati un po’ sfumati nel breve incontro avuto con la stampa. Preoccupazione prima di tutti è stata quella di rimarcare la determinazione comune a fare il possibile per «stabilizzare i mercati» e per spargere fiducia. A partire da quella cifra, esibita ma non tirata fuori a caso: corrisponde, infatti, all’1% del Prodotto lordo europeo. A villa Madama non si è entrati nel dettaglio di come declinare questa cifra (su questo dovranno decidere semmai i 27), ma appare chiaro che le vie "preferenziali" potranno essere i project bond e i fondi strutturali della Ue.I leader delle 4 maggiori potenze dell’eurozona si sono trovati tutti assieme anche per "sfocare" quell’immagine di una Merkel isolata che negli ultimi giorni aveva preso sempre più corpo. «Per questo euro vogliamo lottare, come abbiamo fatto negli ultimi 10 anni», ha scandito il primo ministro berlinese che ha accettato il maggior accento da porre sullo sviluppo e soprattutto sull’occupazione, ma senza far dimenticare che «crescita e finanze solide sono i due lati della stessa medaglia».Tutte le differenze non potevano peraltro annullarsi, è ovvio. E il protagonista che più le ha fatte rimarcare è stato il presidente francese, che lunedì riceverà a Parigi il presidente della Bce, Mario Draghi. Francois Hollande ha ribaltato sugli eurobond (che devono rimanere «una prospettiva, e non di 10 anni») l’impostazione della Merkel, che nella visione tedesca li condiziona a un maggior governo comune dell’economia: «Si possono cedere porzioni di sovranità nazionale – ha rimarcato l’inquilino di quell’Eliseo sempre "sensibile" a questo tema – solo se ci sarà più solidarietà in Europa». E, in un altro passaggio, rivolto alla Merkel che stava alla sua immediata sinistra ha scandito che «volere la crescita significa che la serietà di bilancio non sia austerità, perché io sono contrario all’austerità». Mentre la Cancelliera, sull’ipotesi del Fmi di usare direttamente i fondi europei (Efsf o Esm) per aiutare le banche, ha replicato che «garanzia e controllo devono andare di pari passo: se do del denaro a una banca spagnola io non posso dire nulla su cosa deve fare, non ho alcuna autorità su di essa». Ma per oggi quel che conta è il messaggio generale, ricordato dal nostro Monti: «Speriamo che i mercati capiscano che l’euro is here to stay and we all mean it (cioè è qui per rimanere e di questo siamo tutti convinti). Almeno fino al Consiglio Ue del 28.