Attualità

POLITICA IN FERMENTO. Pressing su Monti «Guidi tutti i moderati»

Arturo Celletti e Marco Iasevoli mercoledì 21 novembre 2012
«Lo ammetto, i proclami di Vendola mi preoccupano. Sì, mi fa quasi paura la sua guerra contro dodici mesi di lavoro di Mario Monti... L’ha detto ad Avvenire che presto l’agenda del premier sarà solo un brutto ricordo...». Carlo Costalli, il presidente del Movimento cristiano lavoratori, si ferma solo qualche istante, poi riprende a ragionare sottolineando i limiti di un’alleanza Pd-Sel e chiedendo al premier un di più di riflessione: «Vendola rischia di essere decisivo e di condizionare pesantemente Bersani. Solo Monti può costruire una strategia per fermare una coalizione che rischia di portare l’Italia indietro». Alla stessa ora nella roccaforte romana della Cisl Raffaele Bonanni ragiona sul Paese con i suoi collaboratori più stretti. Sul valore delle riforme del governo Monti e sui sacrifici fatti dalla gente per renderle possibili. È una riflessione dettagliata che lega analisi sociali e politiche e arriva a un punto: sarebbe «sciagurato» che un nuovo governo con Sel protagonista possa cancellare un anno di lavoro. Bonanni non parla, ma un’idea lega il gruppo di Todi (che il 3 dicembre tornerà a vedersi per mettere a punto la strategia) e convince il capo della Cisl: ci sono spazi per immaginare una federazione dei moderati con Udc, il Pdl pro-Monti di Angelino Alfano e l’area di Montezemolo. Ciascuno correrebbe con una propria lista, ma tutti farebbero esplicito riferimento al premier che alla fine potrebbe decidere di guidarla.È un lavoro complesso e la meta è tutt’altro che a portata di mano. Le primarie daranno le prime indicazioni: bisognerà vedere quale sarà il peso di Vendola nel centrosinistra e capire se Alfano riuscirà a prevalere in maniera netta nel Pdl. Poi si dovrà attendere la legge elettorale: se resterà quella attuale, l’asse Pd-Sel quasi certamente avrebbe la maggioranza alla Camera e potrebbe ottenerla al Senato alleandosi in seconda battuta con l’Udc di Casini. Insomma i centristi di Pier sembrano avere un percorso segnato, ma Costalli si rivolge direttamente all’ex presidente della Camera: «L’Italia rischia di riavvicinarsi al baratro. E per evitarlo bisogna rimettere al centro i valori del popolarismo europeo».Qualcosa, nell’Udc, si muove. Rocco Buttiglione non si sbilancia, ma disegna un percorso che parte dalla Lombardia: lì c’è Gabriele Albertini che potrebbe essere «un ottimo candidato-governatore dei moderati», e allora Alfano dimostri di avere la forza per "piegare" Berlusconi e prendere le distanze dalla Lega. Poi si potrà aprire una partita diversa. Tutto sarà chiaro nelle prossime quattro settimane, ma anche tra i centristi il confronto sulle alleanze è vero e aspro. E nei giorni scorsi ha portato allo strappo di Luciano Ciocchetti che di un patto con la sinistra nel Lazio non ne ha voluto sapere. Ma ora? Mauro Libè, uno dei parlamentari più ascoltati da Casini, è diffidente. Non crede nella forza di Alfano, nella sua capacità di portare una parte importante del Pdl su posizioni pro-Monti, non crede nel processo di emancipazione dal Cavaliere. Ma, alla fine, accetta la sfida: «Angelino dimostri di avere numeri e coraggio e il quadro potrà cambiare».Nel Pdl l’area pro-Monti si prepara a pesare. Franco Frattini, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi, Mario Mauro lavorano in silenzio al fianco del segretario. E nelle ultime ore è stato Maurizio Sacconi a battere un colpo che non è passato inosservato: se Monti fosse disponibile a guidare uno schieramento alternativo alla sinistra, dice al Corriere della sera, anche Alfano «farebbe un passo indietro pur di vincere». E l’ex ministro del Lavoro scommette sulla capacità del segretario di portarsi dietro quasi tutto il partito, «perché Monti ha verificato che noi non poniamo veti, mentre da sinistra ha ricevuto solo niet ideologici». Ci si aspettano smentite e attacchi, arrivano invece incoraggiamenti e conferme. Anche da ex-An come Altero Matteoli, evidentemente abbastanza realisti per capire che tante alternative non ce ne sono: «Si, se c’è il professore in campo cambia tutto, noi non possiamo presentarci divisi». Fa effetto, ma sono quasi le stesse parole di Frattini, montiano della prima ora: «Se il premier si propone come federatore ci dobbiamo riunire e porci una sola domanda: vogliamo salvare l’Italia? Bene, allora uniamo i moderati». E oggi, per la cronaca, Alfano-Bonanni-Sacconi inaugureranno insieme un sito per ricordare il giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse. Una ricorrenza da non trascinare nella bagarre politica, ma un significato che guarda avanti c’è.Lo spartiacque sarà domenica. Vendola fa paura. E sta al gioco, tiene la parte: «Montezemolo? Mi pare un altro dei protagonisti dell’ancien regime che si traveste da innovatore». Altro che il «dialogo» invocato da Bersani con i nuovi centristi. E dei messaggi nitidi come l’acqua lanciati dal governatore pugliese i promotori di "Verso la terza Repubblica" non possono non tenere conto. Il governatore trentino Lorenzo Dellai, l’unico politico della compagnia, non si nasconde: «Dietro Monti possiamo starci in tanti, l’importante è che non ci sia di tutto e di più, che si pongano le basi per un governo di lungo periodo in cui alle riforme fatte non venga tagliata un’unghia. Ma mi sembra che questo problema si ponga soprattutto a sinistra...». I leader del nuovo movimento si vedono praticamente ogni giorno utilizzando le sedi romane delle loro associazioni. Si ragiona di struttura, segreteria politica, comitati locali. Si coltiva il sogno di una cavalcata solitaria buona per ragionare con il Pd «responsabile» di Bersani. Ma anche loro devono fare i conti con il leader di Sel, che li bastona su pubblica piazza. E allora girano gli occhi dall’altra parte, aspettano «l’atto di coraggio» di Alfano. Che forse, oggi, viene anche prima della decisione definitiva di Monti sul suo impegno diretto.