Lumsa. Indesit e Coordown: ecco le pubblicità vincitrici del Premio San Bernardino
I vincitori: Indesit Uk
Indesit ha lanciato una campagna #DoItTogether che punta i riflettori sulla tematica della parità di genere e in particolare sulle faccende domestiche che ancora sono svolte dalle donne in misura più consistente rispetto agli uomini.La campagna #DoItTogether, realizzata dall’agenzia J. Walter Thompson Milano, ha vinto nella categoria delle aziende “profit”. “È stata scelta la strategia dell’ironia - ha affermato Giuseppe Salinari, General Manager della J. Walter Thompson – la campagna gioca con il clichè della casalinga raccontando la gender equality, uno dei temi più attuali del momento. Abbiamo voluto affermare con forza attraverso un linguaggio comune e leggero che gli stereotipi di genere si possono superare”.
Tra i finalisti della sezione profit ha ottenuto apprezzamento anche la campagna sociale Moms don't quit della agenzia Fcb Milan, un'iniziativa contro quei pregiudizi che spingono ogni anno migliaia di donne a scrivere la loro lettera di dimissioni, costrette a scegliere tra maternità e lavoro.
I vincitori: Coordown
Per la categoria “non profit” il riconoscimento è stato assegnato al video #NotSpecialNeeds, realizzato dall’agenzia pubblicitaria Publicis New York, per la campagna lanciata dall’Associazione Coordown in occasione del World Down Syndrome Day, che si celebra ogni 21 marzo, con una grande domanda: quali sono i bisogni speciali delle persone con la sindrome di down? Erano presenti alla premiazione il presidente Antonella Falugiani e Irene Galli, la giovane che ha emozionato la platea dell’ONU con il suo discorso lo scorso marzo a New York.
“La campagna parte da un modo di dire inglese ‘special needs’, che indica le persone con disabilità, – ha affermato Oreste Torre, addetto stampa di Coordown – lo spot vuole far vedere come le persone con sindrome di down hanno gli stessi bisogni di tutti. Siamo partiti da un’espressione socialmente accettabile per stigmatizzarla, usando un tono ironico perché secondo noi, questa espressione è poco inclusiva, fa riferimento a due mondi che possono parlarsi, incontrarsi ma restano distinti, così abbiamo fatto riferimento ironicamente a situazioni paradossali: farsi massaggiare da un gatto, vestire una pesante armatura o mangiare uova di dinosauro, queste sono esigenze speciali. I ragazzi con sindrome di down possono avere bisogno di un sostegno, di un aiuto ma ciò non cambia la natura dei loro bisogni… umani”.