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La premiazione. Donne e uomini "semplici": ecco i nuovi volontari Focsiv 2021

Gianni Santamaria sabato 4 dicembre 2021

Un volontario Focsiv in visita per le feste di Natale a un'anziana donna cristiana in Cappadocia

Il volontariato internazionale ha bisogno della politica, dell’informazione, di un coordinamento tra le realtà sociali dei Paesi più e meno sviluppati. Così come tutte queste realtà concorrono a una corretta interpretazione e organizzazione dei flussi migratori. Ma "volontariato" sarebbe una parola astratta, senza «coloro che l’hanno tradotta in pratica di cura del prossimo, di fratellanza», ha sottolineato la presidente Focsiv Ivana Borsotto oggi, nella cerimonia di premiazione del 28° premio che la "Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario" conferisce alla vigilia della Giornata mondiale del volontariato. L’edizione, dal titolo "Ambasciatori di pace e giustizia. Il volontariato internazionale e i flussi migratori" si inserisce inoltre nel progetto europeo "Volti delle migrazioni", con il patrocino della "Rai per il sociale" e la partnership della fondazione Missio.

I volontari «sono uomini e donne semplici che hanno speso una vita intera – ha proseguito Borsotto –. Non si è mai ex, come il partigiano, il sacerdote, l’artista, come la madre e il padre». E come le premiate Hélène Augusta Ehret e Prisca Mwateibele. Il Premio difensore dei diritti umani è andato in memoria a Gianni Rufini (Amnesty International). Nella mattinata si sono succeduti video e testimonianze su tante realtà del mondo, dalla rotta balcanica (con il progetto "Umanità ininterrotta"), al Perù, all’India, dalla Siria all’Iraq, non senza ricordare quello che avviene in Polonia e il viaggio di papa Francesco in Grecia e a Cipro. Ma anche da periferie come quella di un quartiere multietnico di Torino.

Insomma, i volti e le voci dei protagonisti, cosa che di rado avviene. «Solo l’1% dei racconti viene da chi la migrazione la vive in prima persona», ha detto Valerio Cataldi, giornalista Rai e presidente di "Carta di Roma". Il cronista ha ricordato come non solo 35 anni fa apparivano titoli disumanizzanti come "Incidente d’auto, morti un uomo e un marocchino", ma anche di recente un giornale ha strillato "Morta una donna, catturata una rom". C’è insomma una tendenza a distorcere le parole, a far vedere i fenomeni migratori come emergenza, sociale o sanitaria, ad alimentare strategie basate sulla paura dell’invasione, a giustificare i muri. «L’uso disinvolto delle parole è espressione di sciatteria e mancanza di professionalità. Un dato preoccupante», ha commentato il moderatore dell’evento, il direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante.

Una delle cose che l’informazione spesso non dice è che l’80% dei migranti non viene in Europa, ma si ferma nei Paesi vicini, ha sottolineato il viceministro degli Esteri con delega alla cooperazione Marina Sereni. In determinati contesti «la politica estera si muove principalmente sulle gambe della cooperazione e questo comporta che queste gambe vadano irrobustite», ha detto. L’esponente del governo ha ricordato, poi, come la migrazione non è un’emergenza, ma un «fenomeno strutturale». Allora bisogna pensare a canali legali, oltre a creare possibilità di sviluppo in loco.

Per anni «si è sentito dire "aiutiamoli a casa loro", però poi abbiamo tagliato i soldi per farlo». Anche se segnali di un’inversione di tendenza sono venuti dall’attuale legge di bilancio, «non siamo vicini all’obiettivo» preso con la comunità internazionale, ha lamentato Sereni. E lo Stato deve dare una base anche per gli interventi dei privati. Da Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione Ong italiane (Aoi), è venuta la proposta di un impegno a inserire nel Pnrr anche le attività di coordinamento del volontariato. Che hanno sempre al centro la fratellanza, ha ricordato Andrea Marchesani del Dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale, sulla scorta del magistero papale in materia.