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Cdm. Ponte sullo Stretto, il progetto nel 2024. Si riparte con un ok "salvo intese"

Matteo Marcelli venerdì 17 marzo 2023

Il ministro Matteo Salvini con i governatori Roberto Occhiuto e Renato Schifani davanti al plastico del ponte sullo Stretto di Messina

Tra le misure varate nel Cdm di ieri c’è anche il decreto per il Ponte sullo stretto di Messina, un evergreen “riesumato” da Matteo Salvini nella versione bloccata dal governo Monti e approvato dalla squadra di Giorgia Meloni “salvo intese”. Il ministro dei Trasporti ha parlato di una «giornata storica dopo 50 anni di chiacchiere» e di un’opera tanto « green e bella» quanto «sicura», che darà lavoro «a decine di migliaia di persone per anni». Il vicepremier leghista conta di portare a casa l’avvio dei lavori entro il 2024. Il plastico c’è già, svelato ieri mattina nell’incontro di Piazza di Porta Pia con il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il governatore della Calabria Roberto Occhiuto.

Il testo varato da Palazzo Chigi, “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente”, è composto da sette articoli che definiscono l'assetto societario, la governance e le disposizioni finali. Ritorna la società Stretto di Messina Spa (ma l’approvazione “con riserva” sarebbe proprio dovuta alla possibile violazione di concorrenza per l’affidamento a una realtà già esistente), alla quale – come si legge nel testo – parteciperanno Rfi, Anas, le Regioni Sicilia e Calabria e il ministero dell’Economia, per una quota non inferiore al 51%. Al Mef spetterà esercitare i diritti dell’azionista, d’intesa con il dicastero guidato da leader del Carroccio, al quale «saranno attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa».

Per quanto riguarda i dati tecnici, il progetto rispecchia quello accantonato nel 2012, con una struttura a campata unica. Una volta realizzato sarà il ponte sospeso strallato più lungo al mondo: 3,2 chilometri. Il Mit inoltre ha tenuto a far sapere che l’intera operazione «è stata condotta in costante interlocuzione con la Commissione Europea» che peraltro «ha espresso fin da subito grande interesse per l'iniziativa». Non restano che gli «approfondimenti per sciogliere le ultime questioni tecniche e procedere con massima celerità».

Sia Occhiuto sia Schifani hanno accolto con entusiasmo la proposta di Salvini, meno il sindaco di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, che ritiene l’opera sicuramente strategica, ma «non tanto per la Calabria quanto per la Sicilia» e ha chiesto che il cantiere non duri all’infinito. Senza contare che serviranno altre opere sul territorio che di pari passo al viadotto favoriscano realmente lo sviluppo dell’area.

A Cdm chiuso è arrivata anche la “profezia” di Silvio Berlusconi, che da premier aveva investito nella struttura buona parte del capitale politico a disposizione: «Stavolta non ci fermeranno», ha commentato rivendicando la paternità dell’iniziativa, «con il nuovo collegamento si metterà in moto un volano per l'economia siciliana che garantirà occupazione a più di centomila persone e la Sicilia potrà così diventare una base per la logistica dei trasporti internazionali in arrivo dal Mediterraneo».

In difesa del progetto si è schierato pure il vicepresidente della Camera di Fdi, Fabio Rampelli, convinto che «il chiasso fatto in Italia per decenni sulla realizzazione di un ponte di 3 km ha ridotto la nostra nazione ad appendice d'Europa». Anche il Terzo polo, come ha chiarito la capogruppo di Azione-Iv in Senato Raffaella Paita, «è senza dubbio d’accordo » sulla costruzione del «grande ponte del Mediterraneo ». L’importante è smettere di «limitarsi alle parole e passare ai cantieri».

Sul fronte opposto è stato il vicepresidente dei deputati dem, Peppe Provenzano, che ha parlato di «un ponte immaginario (e salvo intese) per far passare l'autonomia differenziata che frantuma l'Italia e affossa il Mezzogiorno». Rilievi sono però giunti anche dal verde Angelo Bonelli, convinto si tratti di «un’opera poltronificio», così come dal Wwf, per il quale siamo di fronte a un progetto «fallimentare» dai «costi mai chiariti».