Attualità

VERSO LA VERIFICA. Giustizia, Berlusconi e Fini ricominciano a parlarsi

giovedì 16 settembre 2010
Segnali di fumo tra Pdl e finiani. E il terreno scelto per un primo confronto, in vista del voto sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio a fine mese, è quello della giustizia. O, meglio, dello scudo giudiziario per il premier. Un provvedimento sulla cui adozione Gianfranco Fini si è sempre detto favorevole e lo ha ribadito nel discorso di Mirabello. Purché non si tratti, hanno di continuo spiegato i suoi, di una norma troppo sfacciatamente ad personam; o che comporti la cancellazione di migliaia di processi, come poteva accadere con il cosiddetto processo breve. Ieri, seduti sui divanetti di Montecitorio Vittorio Ghedini e Giulia Bongiorno, i "plenipotenziari" per la giustizia di Berlusconi e Fini, hanno intrecciato un fitto dialogo durato quasi un’ora. E nel pomeriggio Ghedini ha accompagnato il ministro della Giustizia Alfano a far visita a Berlusconi a Palazzo Grazioli. Sul tavolo del premier sono state di nuovo confrontate le diverse ipotesi: dalla costituzionalizzazione del Lodo Alfano, considerata da molti giuristi la via maestra, ma che ha lunghi tempi di approvazione; fino all’idea di un finiano doc come Giuseppe Consolo, che  – con legge ordinaria – propone di introdurre una sorta di autorizzazione a procedere da parte delle Camere nei confronti dei ministri. Sullo sfondo la decisione che la Corte Costituzionale dovrà prendere, a metà dicembre, sulla costituzionalità della legge sul legittimo impedimento, che ha permesso al premier di sottrarsi temporaneamente a tre processi penali. E che se fosse dichiarata contraria alla Carta, riporterebbe Berlusconi nelle aule del tribunale e nel frullatore mediatico, interno e internazionale. Con il rischio di una condanna. Prospettiva che il Cavaliere vuole evitare a tutti i costi. La delicata ricerca di una via d’uscita dall’impasse giudiziario allora è fortemente intrecciata alle vicende politiche e alla ricerca di tregua nell’area che sostiene il governo. Tramontata o quasi l’idea della costituzione di un nuovo gruppo lealista (e la possibilità per Berlusconi di ottenere i numeri per una maggioranza senza i finiani), al Pdl non è rimasto che inghiottire la pillola amara e scendere a più miti consigli con gli uomini del presidente della Camera.Non è un caso, dunque, che nelle trattative più o meno ufficiali il Pdl è pronto a mettere sul piatto della bilancia una riconferma dei presidenti delle commissioni in quota Fli, magari sostituendo la Bongiorno con Consolo. Di certo, i falchi dell’una e dell’altra parte hanno fatto tacere i cannoni da qualche giorno. E Berlusconi e Fini hanno smesso di attaccarsi in pubblico. «Il clima è più sereno», ha confidato il presidente della Camera ai suoi, raccomandando loro di votare senza esitazione i cinque punti programmatici di Berlusconi, sui quali il premier sembra orientato a chiedere il voto sia alla Camera che al Senato. Mentre il presidente del Consiglio ostenta un grande ottimismo sulla tenuta del governo e sulla durata della legislatura: «Non ho nessun dubbio. Arriverò al 2013».