Attualità

La polemica. Poletti: per trovare lavoro meglio il calcetto dei curricula

GiannI Santamaria lunedì 27 marzo 2017

Il ministro Poletti (Ansa)

Si creano più opportunità di lavoro «a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula». La metafora che il ministro Giuliano Poletti usa davanti agli studenti dell’istituto tecnico professionale Manfredi-Tanari di Bologna per parlare dell’importanza dei rapporti di fiducia interpersonali nella ricerca di un’occupazione diventa un caso. Dopo aver detto di recente che alcuni giovani che vanno all’estero «è meglio non averli tra i piedi», perché quelli che restano non sono dei «pistola», una nuova bufera mediatica coinvolge il responsabile del Lavoro. Subito il Movimento 5 Stelle invoca per lui il «cartellino rosso».

E i pentastellati vanno in pressing, invocando il cambio dell’intera «squadra di governo». Alessandro Di Battista si ricorda della foto che ritraeva Poletti, allora presidente di Legacoop, a cena con alcuni indagati dell’inchiesta "Mafia capitale" e ironizza: «Anche Buzzi giocava?». Mentre Roberta Lombardi si chiede se questa sia «la meritocrazia del Pd». Pd dal quale, se non arrivano proprio prese di posizione tranchant contro l’uscita spericolata di Poletti, comunque delle diplomatiche tirate d’orecchio sì. Antonio Misiani, deputato dem, ricorda come sia «singolare» e «discutibile» che a dire questo sia il ministro del Lavoro. «Se voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi», conclude.

Anche Arturo Scotto (Mdp) la mette sulla metafora calcistica e rinfaccia al ministro di non aver dimostrato con la sua azione al governo di «essere Maradona». Non ha dato il buon esempio davanti a degli studenti oltretutto, attacca Giovanni Paglia di Sinistra italiana, che invita il ministro a dimettersi. E lo definisce «il classico esempio di politico che ha evidentemente investito sulle relazioni tutta la propria vita». A sera Poletti parla di strumentalizzazione delle sue parole sull’alternanza scuola-lavoro e precisa di non aver voluto sminuire l’importanza dei curricula, bensì di aver voluto sottolineare l’«utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola».