Attualità

Beni confiscati. La pizzeria dei disagiati nell’ex-villa dei casalesi

Antonio Maria Mira martedì 30 giugno 2015
Dodici anni fa un alto muraglione grigio impediva la vista della villa bunker confiscata al boss Mario Caterino detto "a botta". E per aprire il portoncino blindato si dovette ricorrere al fabbro. Oggi tutto è visibile, ed è festa. Festa di "rinascita" per Casal di Principe. Si inaugura il "Centro don Milani", centro di avviamento al lavoro artigianale, con la nuova sede del ristorante-Pizzeria "Nco" (non Nuova camorra organizzata ma Nuova cucina organizzata), dove lavorano persone con disagio mentale, e il laboratorio di ceramica per cucina, occasione di formazione per ex detenuti. Da luogo di sporchi e sanguinari affari del clan dei "casalesi", a luogo di riscatto dei veri casalesi. Un bel lavoro di squadra che vede in campo il consorzio Agrorinasce che gestisce i beni confiscati dell’Agro aversano, il Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria della Campania, il Centro giustizia minorile, il Pon sicurezza del Viminale. Ma soprattutto quattro cooperative sociali, "Agropoli", "Osiride", "Eureka" e "Un fiore per la vita", da tempo protagoniste di quello che è stato chiamato il modello casertano dell’antimafia sociale. Realtà che da anni riempiono di iniziative e di vita altri beni confiscati ai clan che a lungo hanno dominato militarmente ed economicamente questa zona. Nella grande sala di ristorante, costellata dalle gigantografie dei "matti", spicca il forno per le pizze. E, infatti, l’inaugurazione - tappa del Festival dell’impegno civile, promosso dal Comitato don Peppe Diana e del quale "Avvenire" è mediapartner - è stata proprio una "Festa della pizza", con la partecipazione di Gino Sorbillo, conosciuto come il "Modigliani" dei pizzaioli italiani, che ha sfornato delizie per tutti. E anche qui con scelte simboliche. «Ho colto al volo l’occasione – spiega – di utilizzare la mozzarella di bufala della cooperativa "Don Peppe Diana", che opera in un bene confiscato, creando una pizza che ho chiamato "Bufala libera". Presto – promette – creeremo anche la "pizza Nco"». «Oggi si rinnova la nostra scommessa – commenta felice Peppe Pagano, fondatore della Nco –. Quando inaugurammo la nostra vecchia struttura a San Cipriano pensavamo di non farcela. Con soddisfazione invece inauguriamo un altro bene liberato. Il cancello resterà sempre aperto e presto doteremo la struttura di giochi per i bambini». Che differenza da quel muraglione e quel cancello sbarrato! Non meno contento il sindaco Renato Natale. «In questo luogo possiamo finalmente far valere i nostri valori, possiamo ricostruire delle vere attività economiche negli stessi luoghi in cui avevano ucciso la nostra economia. Su tutto, poi, c’è la soddisfazione del modo in cui queste attività sono nate, e cioè dall’impegno forte e deciso della comunità locale, vera protagonista di questa rinascita». Un’economia che sarà davvero occasione di riscatto, come sottolinea l’amministratore delegato di Agrorinasce Giovanni Allucci. «Siamo felicissimi di poter riaprire le porte di questo bene confiscato alla camorra, di poterlo restituire alla cittadinanza e di poter aiutare in questo modo detenuti, sia minori che giovani, che potranno in questo modo avviare un processo rieducativo grazie a questa struttura». Una festa, una realtà concreta, ma il cammino del cambiamento non si ferma. Così a pochi chilometri a Santa Maria La Fossa, in località Ferrandelle, nel pomeriggio si è tenuta un’altra festa, quella per la fine dei lavori del "Centro di educazione e documentazione ambientale" e dell’isola ecologica, gestiti da Agrorinasce e sorti in un complesso agricolo confiscato a Francesco Schiavone "Sandokan". È proprio di fronte al gigantesco sito temporaneo (per modo di dire...) di stoccaggio dei rifiuti, nato nell’interminabile stagione dell’emergenza. Anche qui la storia che cambia. E va avanti. Sempre su questo sito partiranno i lavori per un impianto di biogas da un Mwatt per il trattamento dei reflui degli allevamenti bufalini, che sarà realizzato con un finanziamento privato di 9 milioni, uno dei maggiori investimenti in Italia su un bene confiscato. Oggi, infine, ci si trasferisce a Casapesenna, altro paese del clan camorrista, per l’inaugurazione dell’ostello della gioventù "Il Paguro", in un bene confiscato al boss Alfredo Zara. E poi festa di chiusura lavori del "Centro di aggregazione giovanile per l’arte e la cultura", realizzato in un bene confiscato al boss Luigi Venosa e assegnato all’associazione "Terra Nuova - Pasquale Miele e Antonio Di Bona", due vittime innocenti della camorra. Altro forte segno di rinascita.