Attualità

Doccia fredda Istat. Il Paese non riparte. Renzi: più coraggio

Nicola Pini giovedì 7 agosto 2014
Il Pil torna a cadere e riporta l’Italia sulle montagne russe. La Borsa va in picchiata e lo spread sui titoli di Stato torna d’un balzo a salire, allargando la faglia con i Paesi "virtuosi" dell’euro. Per fortuna i numeri di oggi, per quanto negativi, sono lontani da quelli dei giorni neri dell’autunno 2011. Ma con il ritorno in zona recessione sancito ieri dai numeri dell’Istat, il Paese ha rivissuto un brivido di allarme per un pericolo che sembrava scampato e non lo è.Nel secondo trimestre di quest’anno, informa l’istituto di statistica, il Pil ha segnato infatti un -0,2% sul trimestre precedente e un -0,3% su base annua. Dati non soltanto negativi ma anche peggiori delle previsioni degli osservatori che indicavano una "forchetta" tra il +02 e il -0,1. Un ribasso dovuto soprattutto all’indebolimento della domanda estera, cioè dell’export, mentre il mercato interno non riparte. In dati assoluti il prodotto interno italiano è tornato ai livelli di 14 anni fa, circa 340 miliardi nel trimestre. Rispetto al 2008 abbiamo perso il 10% della ricchezza nazionale.Il nuovo segno meno fa seguito a quello registrato nel primo trimestre e riporta tecnicamente il Paese in recessione, la terza negli ultimi cinque anni. Complessivamente nella prima metà dell’anno il Pil è sceso di tre decimi di punto. La ripresina, dunque, è finita ancora prima di cominciare. Un dato choc che rende ormai irrealistico l’obiettivo fissato in primavera dal governo di una crescita dello 0,8% nell’intero anno. Ora il rischio concreto è di chiudere anche il 2014 con il segno meno.La notizia ieri mattina ha fatto salire lo stato di allerta in Piazza Affari, che ha chiuso con un pesante -2,7% (unica Borsa europea in netto calo), bruciando 12,8 miliardi di euro di capitalizzazione. In mattinata il tonfo calo aveva superato anche il 3% con diversi titoli sospesi per eccesso di ribasso. All’opposto torna a correre lo spread tra i titoli tricolori e quelli tedeschi che si è riportato a quota 170 punti dai 155 dei giorni scorsi. Un’ulteriore preoccupazione per il Tesoro, che finora con il calo dei rendimenti aveva accumulato un prezioso tesoretto. Oggi il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan terrà un informativa urgente alla Camera sullo stato dell’economia e dei conti. Per il resto dell’anno lo scenario è molto incerto. Un dato in controtendenza arriva sempre dall’Istat e riguarda la produzione industriale, che a giugno ha fatto segnare un + 0,9 rispetto a maggio e un +0,4% su base annua. Ma i primi indicatori su luglio non sono positivi. Terna informa che i consumi elettrici sono calati del 3,8% rispetto allo stesso mese del 2013, un dato che si spiega solo in parte con l’estate più fredda, mentre è scesa anche la fiducia di consumatori e imprese. Secondo il centro studi di Intesa Sanpaolo, anche mantenendo le previsioni di una lieve ripresa nei prossimi sei mesi, la media annua del Pil rischia di restare sottozero.Per i conti pubblici si annuncia un nuovo "percorso di guerra". I margini per impostare politiche per la crescita e riduzioni fiscali erano già esigui. Adesso si riducono ancora, salvo novità dalla Ue. A fine anno un punto in meno di Pil varrebbe 16 miliardi, cioè, secondo gli analisti, circa 7 miliardi di entrate in meno per il Tesoro. Un «buco» che grazie ai risparmi sin qui conseguiti sulla spesa per interessi potrebbe ridursi a 5 miliardi. Inevitabile un aumento del deficit pubblico, che dal 2,6% preventivato si porterebbe automaticamente in area a rischio, a ridosso del 3%. Il governo ancora ieri ha escluso una manovra correttiva ma di certo il monitoraggio sulla spesa pubblica si farà sempre più stretto. Da calcolare poi gli effetti della minor crescita sui conti pubblici 2015 in vista di una legge di Stabilità che si annuncia tutta in salita.