Attualità

LA TRAGEDIA DEL MARE. Il piano dell'Europa: operazione Frontex da Cipro alla Spagna

Giovanni Maria Del Re mercoledì 9 ottobre 2013
​Una «grande operazione Frontex da Cipro alla Spagna». Alla vigilia della sua missione, oggi a Lampedusa, insieme al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmström lancia il suo progetto per affrontare la tragedia degli sbarchi. L’occasione è stato il Consiglio Giustizia e affari interni, che ieri ha visto riuniti a Lussemburgo i ministri dell’Interno e della Giustizia dei Ventotto, durante il quale Angelino Alfano ha riferito ai colleghi della tragedia di Lampedusa. «Noi siamo in mezzo al Mediterraneo – ha spiegato il titolare del Viminale – abbiamo salvato migliaia di persone, adesso chiediamo che l’Ue dia una mano col rafforzamento del controllo delle frontiere», e la creazione di «una task force per fare squadra, in modo tale che i Paesi possano affrontare assieme questa vicenda». Lo stesso ministro ha poi definito «un bel segnale» l’idea della Malmström. Il piano della svedese è un comando unico di Frontex, l’agenzia delle frontiere esterne dell’Ue, mentre le missioni nel Mediterraneo al momento sono spezzettate in tronconi (quella che ci riguarda più da vicino è la Hermes, tra le coste siciliane e quelle del Nord Africa). «Questa operazione – ha spiegato ancora – aiuterà a rintracciare, identificare e salvare più in fretta più imbarcazioni». Il commissario per ora non ha voluto fornire dettagli. «Tutti gli Stati membri – ha riferito cauta Malmström – hanno detto che Frontex può essere usato in modo diverso e può fare di più. Ma è troppo presto per dire quando l’operazione partirà. Dobbiamo parlare con Frontex, poi torneremo a parlare con gli Stati membri». E subito sorgono dubbi: gli attuali fondi e mezzi di Frontex sono già ora insufficienti, anzi i soldi a disposizioni dell’Agenzia sono stati decurtati da 118 milioni di euro del 2011 agli 85 milioni del 2013, per un totale di 4 navi, due elicotteri e due aerei. Per questo, ha spiegato la responsabile Ue, «chiederò il sostegno politico e le risorse necessarie per salvare vite umane» ai Ventotto. «Se restiamo a 9-10 Stati coinvolti, sarà difficile far partire un’operazione di questo genere», ha avvertito Salvatore Iacolino, vicepresidente della Commissione per le Libertà civili dell’Europarlamento. E le risposte, ieri, sono state piuttosto tiepide. Una cosa è certa, ha tuonato la svedese: «Molti Paesi possono fare di più». Proprio in questo senso Alfano ha chiesto «che venga fatto un piano concreto perché possa essere dato un aiuto all’Italia nella dislocazione dei migranti dopo il loro salvataggio». A fine riunione, il ministro ha riferito di aver visto «per la prima volta aprirsi un varco di consapevolezza forte, una presa d’atto di questo dramma da parte dei Paesi del nord Europa», parlando di un «riscontro positivo» delle proposte italiane «da parte della Germania e di altri Paesi del Nord». In realtà su vari punti, a cominciare dalla richiesta italiana di un aiuto alla ricollocazione dei migranti, la maggior parte degli Stati membri ha fatto orecchi da mercante. Anzi il ministro tedesco Hans-Peter Friedrich ha spiegato che la Germania accoglie già molti più rifugiati dell’Italia, respingendo al mittente le accuse di mancanza di solidarietà. «L’Italia ha accesso ai fondi Ue, li usi», ha aggiunto. La massima parte delle delegazioni ha inoltre rifiutato l’idea di Bruxelles, caldeggiata anche dall’Italia, di modificare le norme sull’asilo in base all’accordo di Dublino, con l’obbligo del primo paese di approdo di concedere – se dovuto – l’asilo. Per Alfano il regolamento di Dublino segue una logica «burocratica» e non «solidale», «è evidente che su questo si dovrà fare una grande battaglia culturale». Non è mancato un riferimento alle polemiche sulla legge Bossi-Fini. «Non indeboliamo il fronte nazionale dividendoci in polemiche interne», ha ammonito Alfano. «È una questione di politica interna – ha detto dal canto suo Malmström a Sky Tg24 – ma sono contenta che ci sia questo dibattito e spero che alla fine porterà a un buon risultato».