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Il caso. Il presidente Commissione Esteri Petrocelli (M5s) si sfila e chiede la crisi

Angelo Picariello martedì 22 marzo 2022

il presidente della Commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli

Assente in aula il presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli (M5s) alla videoconferenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, diventa un caso politico la sua presa di posizione con la quale ha chiesto il ritiro dei Cinque Stelle dal governo «interventista, che che vuole fare dell'Italia un paese co-belligerante». Italia viva ne chiede le dimissioni, la capogruppo del M5s al Senato, Mariolina Castellone, tenta di gettare acqua sul fuoco, parlando di «posizione personale, vedremo come voterà sul decreto Ucraina».
Ma il caso c’è tutto, anche perché Petrocelli non è nuovo a queste prese di posizione, il primo marzo aveva già scatenato la bufera il suo no, alla testa di un manipolo di dissidenti, alla risoluzione del governo sulla guerra in Ucraina.
C’è chi ne fa una questione politica, adombrando il rischio di una crisi nella maggioranza. È d'altronde lo stesso presidente della Commissione Esteri del Senato, che tuttavia non è intenzionato a dare le dimissioni, a chiedere al Movimento di chiudere con il governo Draghi: «Penso che per il M5S sia arrivato il momento di ritirare ministri e sottosegretari. Questo governo ha deciso di inviare armi all'Ucraina in guerra». Per di più il senatore annuncia che non voterà più la fiducia.
Italia Viva chiede ai vertici del M5s di prendere le distanze e al senatore di dimettersi dall’incarico: «Si dissocino dalle gravissime parole di Vito Petrocelli riguardo al ritiro dei ministri e sottosegretari a un governo italiano definito "interventista" che sta giustamente difendendo i valori della democrazia incarnati dalla eroica resistenza del popolo ucraino», chiede la vice presidente dei senatori di Italia Viva, Laura Garavini. Richiesta alla quale si associa il senatore dem Andrea Marcucci: «La posizione del presidente della commissione Esteri del Senato non è più sostenibile. Il M5S deve assumere una decisione», dice. Per Azione, è invece il deputato Osvaldo Napoli a sottolineare che Petrocelli «apre una grave questione politica nella maggioranza e la soluzione può venire soltanto da un'iniziativa del leader Cinquestelle Giuseppe Conte». Ma Petrocelli conferma di non avere alcuna intenzione di lasciare la presidenza della commissione e spiega: «Credo di poter portare, come ho fatto in tre anni con tre maggioranze diverse, anche quando non condividevo dei passaggi, la voce del governo in carica in ogni consesso internazionale, come farò anche lunedì a Washington»
Per Napoli quindi tocca al leader del M5s «provocare le dimissioni di Petrocelli. Se poi non vuole espellerlo dal partito, vorrà dire che aggiungerà un'altra contraddizione alle tante del movimento. Ma Petrocelli non può rimanere un minuto di più alla guida della Commissione. Nè Conte può traccheggiare oltre», conclude l'esponente di Azione.
Petrocelli sfida i vertici del Movimento: «Possono decidere di espellermi. Il presidente Conte può fare quello che vuole. Vogliono espellere un senatore perchè non vota per l'invio di armi a un Paese in guerra? Vedano loro quali sono le conseguenze». Se Conte prende tempo tocca al il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà provare a ridimensionare il caso: «Quelle del senatore Petrocelli - dice - sono considerazioni personali che non rappresentano la posizione del M5S. Le nostre posizioni sono quelle indicate da Conte». Il segretario del Pd Enrico Letta non nomina Petrocelli, ma censura gli assenti ingiustificati pentastellati. «Vengo, non vengo ad ascoltare Zalensky. Indecoroso balletto. Disonorevole scelta», la definisce.