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FIRENZE. Stragi mafia, un pentito: «Berlusconi suggerì attentati del '93»

martedì 18 gennaio 2011
Nel processo in corso a Firenze a Francesco Tagliavia per l'attentato esplosivo del '93, oggi un collaboratore di giustizia ha detto che nella stagione di stragi che colpì l'Italia negli anni Novanta «ci stavano politici di mezzo» tra cui il premier Silvio Berlusconi, che all'epoca però non era ancora sceso in politica.«Alcuni politici ci avevano dato questo suggerimento», fare le stragi «per fare abolire il 41 bis, il carcere duro ai mafiosi, la legge sui pentiti», ha spiegato il pentito Giovanni Ciaramitaro, ascoltato come teste nel processo, citando le parole del mafioso Francesco Giuliano.Secondo Ciaramitaro, Giuliano gli disse che «ci stava questo politico che all'epoca non era in politica, ci si stava avvicinando, mi pare fosse il 1993, un politico che quando diventerà presidente del Consiglio mano a mano abolirà queste leggi, il 41 bis, il carcere duro, la legge sui pentiti. Con Giuliano poi siamo stati quattro mesi latitanti insieme a Misilmeri e lì mi disse che questo politico era Berlusconi».Secondo quanto riferito in aula, rispondendo a un avvocato di parte civile che ha chiesto se c'erano politici che indicavano quali obiettivi colpire con le bombe, Ciaramitaro ha detto: «Sì, Berlusconi». Nel processo di Firenze, Tagliavia è accusato di aver fornito uomini e risorse tra l'altro per la strage mafiosa di via dè Georgofili.Le dichiarazioni di Ciaramitaro sono state contestate dal ministro dei Trasporti Altero Matteoli: «Le ultime incredibili dichiarazioni di un pentito che accusa il presidente Berlusconi di essere coinvolto nelle stragi di mafia dimostrano l'esistenza di un chiaro disegno per colpire il leader del Pdl e il governo del Paese». «Quando finirà tutto questo? Berlusconi e il governo hanno il dovere di andare avanti nella consapevolezza di interpretare la volontà popolare», ha detto il ministro in una nota.«NEL '94 VOTAMMO BERLUSCONI PERCHÈ CI AIUTASSE»Nell'ambito dello stesso processo fiorentino, un altro testimone - il pentito Pasquale Di Filippo - ha detto oggi che nel 1994 i mafiosi votarono per Berlusconi sperando di ottenere leggi a loro favorevoli. «Da quando avevo 20 anni mi hanno sempre detto cosa dovevo votare politicamente, io e tutti gli altri. Nel '94, quando ci sono state le votazioni, in Sicilia abbiamo votato tutti per Berlusconi, perchè Berlusconi ci doveva aiutare: doveva far levare il 41 bis, cosa che in quel periodo non è successa e quindi io mi sono lamentato con (Leoluca) Bagarella personalmente e gli ho detto guarda che là ci stanno ammazzando a tutti», riferendosi ai carceri di massima sicurezza di Pianosa e l'Asinara, dove i detenuti avrebbero subito maltrattamenti.«Perchè ancora non ha fatto niente? Lui mi ha risposto, in siciliano, 'in questo momento lascialo stare perchè non può fare nientè. Mi ha fatto capire che c'erano altri politici che gli giravano intorno, nel senso di vedere quello che lui faceva e quindi lui non si poteva esporre più di tanto.'Comunque appena c'è la possibilità, lui ci aiuterà», ha aggiunto Di Filippo, secondo il quale «dopo l'arresto di (Salvatore) Riina, Bagarella è il numero uno di Cosa Nostra. È vero che ci stava (Bernardo) Provenzano fuori ma per me, per quelle che sono le mie conoscenze, per come lo vedevo agire, per me Bagarella era il numero uno».Secondo l'accusa, Tagliavia - già condannato all'ergastolo - in esecuzione di un disegno criminoso attuato per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale, e per agevolare l'attività di Cosa nostra, avrebbe contribuito alla realizzazione degli attentati commessi nel '93 in varie zone di Roma, in via dei Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano e nel '94 allo stadio Olimpico di Roma e a Formello.