Attualità

POLITICA E GIUSTIZIA. Pene alternative Legge silurata sul traguardo

Luca Liverani sabato 22 dicembre 2012
​Non sono serviti gli appelli della Caritas per i detenuti privi perfino della carta igienica. Nemmeno i gesti estremi di Marco Pannella. E il Senato, che poteva dare un importante segnale di attenzione alle sofferenze del pianeta carceri, ha preferito occuparsi nell’ultimo scorcio di legislatura della riforma dell’ordine degli avvocati, categoria largamente rappresentata tra i parlamentari. È andata che al momento del voto finale sul ddl (già approvato dalla Camera) sulle misure alternative per i condannati a pene di massimo 4 anni, vagliate dal giudice, Lega, Italia dei Valori, Fratelli d’Italia-Centrodestra Nazionale (il neo gruppo di Ignazio La Russa) e Coesione nazionale si sono messi di traverso denunciando «l’amnistia mascherata» e il provvedimento «salva delinquenti». Il ministro della Giustizia Severino confessa la sua «amarezza». La capogruppo del Pd Finocchiaro parla di «fallimento della politica». E per Francesco Marsico, vicedirettore della Caritas, «è la conferma drammatica che un problema grave per le sofferenze e il mancato reintegro sul piano sociale non è una priorità del Paese».È la Lega che apre le danze e mette in scena in Aula il suo teatrino di urla e cartelli «Delinquenti in carcere»: «Inaccettabile e vergognoso», tuona il capogruppo Federico Bricolo. Linea giustizialista anche dell’Idv: «Un mostro giuridico – dichiara Luigi Li Gotti – e un indulto mascherato e strisciante di cui avrebbero beneficiato non più di 200 soggetti». Si accodano anche i solitamente garantisti ex-pidiellini: «Amnistia mascherata, non lasceremo liberi i criminali», fa eco il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, del Centrodestra nazionale. I gruppi contrari quindi chiedono il ritorno in commissione, condannando a morte il disegno di legge.Il presidente del Senato prende atto della richiesta. «Con animo sofferto e travagliato decido di rinviare in commissione l’argomento – dice Renato Schifani – per procedere con la riforma forense: occorre garantire al Senato di produrre qualche cosa per dare il segno che il Parlamento, anche alla sua scadenza, è in grado di dare risposte ai cittadini».«Sarebbe stata una pagina bellissima per concludere la mia esperienza di ministro della Giustizia – commenta Paola Severino – ma purtroppo vado via con questa amarezza». Poi puntualizza che «non è un’amnistia mascherata, non riguarda 200 detenuti ma 2.100, non era per i "colletti bianchi", ma per i poveri disgraziati che per reati di entità non rilevante potrebbero non stare in carcere. In tutti i paesi il 75% dei colpevoli di reati minori sconta pene alternative. Da noi l’80% resta in carcere».«È stata l’ultima manifestazione di una destra garantista a parole e forcaiola nei fatti», accusa Pietro Marcenaro del Pd. «Era uno dei provvedimenti più importanti all’esame del Parlamento – commenta la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro – e uno dei più cari alla cultura politica del mio partito. È molto facile fare esercitazioni parossistiche e battute ad effetto. Non approvarlo, dopo il consenso amplissimo alla Camera, è stato un fallimento di uno dei compiti essenziali della politica: rispondere alle promesse che fa e mantenerle. Specie quando riguardano la carne viva delle persone».