Attualità

POLITICA. Pdl, al via il primo congresso Berlusconi: «Il Paese con noi»

Paola Coppo venerdì 27 marzo 2009
Tocca a una trepidante Anna grazia Calabria, giovane deputata del Pdl, dare la parola a Silvio Berlusconi per il discorso di apertura del congresso del Popolo della libertà. Il premier sale sul palco sulle note di "Meno male che Silvio c’è" e, sommerso dal lungo applauso della platea, ringrazia «di cuore» rivelando: «Inutile dirvi che sono emozionatissimo anch’io». Motivo? «Sono qui per celebrare l’avverarsi di un grande sogno». Poi "gigioneggia" un po’. «Mi hanno chiesto due interventi oggi e domenica, sempre se sarò eletto presidente del Pdl». E subito evoca il "grande alleato" Umberto Bossi, l’unico che ha voluto all’assise, e Gianfranco Fini che ha «anteposto l’interesse dell’Italia a quello personale». Ma parla a lungo Berlusconi, soprattutto dei "valori" del Pdl, che sono quelli degli italiani: «Noi crediamo nei valori della nostra tradizione cristiana, il valore irrinunciabile della vita, del bene comune, della libertà di educazione, della pace e della solidarietà della giustizia e della tolleranza verso tutti, a cominciare dai nostri avversari. E crediamo soprattutto nel rispetto e nell’amore per chi è più debole a cominciare dai malati, dai bambini, gli anziani e gli emarginati. Vogliamo vivere in un Paese dove siano valori sentiti e condivisi la generosità, l’altruismo, l’amore per la propria famiglia, il proprio lavoro e la propria patria».Sono i sondaggi a dare il senso dell’avverarsi del sogno: «quelli veri, non quelli fasulli, ci danno al 43,2%. Ma noi dobbiamo puntare al 51%, e sappiamo come arrivarci». Il premier sottolinea l’importanza della stabilità politica e ricorda che le elezioni di aprile hanno fatto muovere «un passo importante verso la modernità politica, visto che il 70% degli italiani hanno scelto per due soli partiti, Pdl e Pd», grazie a una legge elettorale, il cosidetto "porcellum", che rivendica. E aggiunge: «La sovranità appartiene al popolo, la carta fondativa del nostro Stato si basa sul popolo. Lo ricordo a noi stessi e a quanti nella sinistra si nascondono dietro una strumentale difesa della costituzione quasi fosse di loro proprietà».Berlusconi si lancia poi in un lungo attacco all’opposizione. La concezione dello Stato della sinistra «ci allontana dalla libertà e dalla civiltà». Una sinistra che considera lo Stato «quasi un moloch, divinità, ma ha solo le sembianze della divinità perché in realtà» quello che gli interessa «è solo l’esercizio del potere per una oligarchia». D’altronde, spiega «non si diventa democratici soltanto sostituendo una parola», ricordando che «il 63% dei finanziamenti che l’Unione sovietica mandava ai partiti comunisti era destinato al Pci». E oggi? Walter Veltroni è stato «un bluff», sull’ultimo governo di Romano Prodi è meglio «stendere un velo pietoso». Quanto a Dario Franceschini, «ha subito rinnegato quello che era stato il suo segretario per cercare di salvare il salvabile». Insomma, quella italiana è una sinistra che «sta uscendo di scena».Il Pdl è invece «garanzia e baluardo di libertà», dice spiegando che «è il partito della libertà in tutte le sue forme: libertà di pensiero e di opinione, di culto, di associazione, di impresa e libertà di mercato regolata da norme certe e uguali per tutti». ma, avverte, «la libertà non è una gentile concessione dello Stato perché viene prima dello Stato. È un diritto naturale che appartiene agli esseri umani e lo Stato deve difenderla». E cita Don Sturzo e De Gasperi, ma anche Bettino Craxi, e la loro "lungimiranza". Spiega: «La nostra è una rivoluzione liberale, borghese e popolare, moderata e interclassista che colma un vuoto nella storia italiana». E parla dei successi del suo governo, dove si realizza «il massimo del riformismo». Rivendica di aver «predisposto prima degli altri Paesi gli strumenti per fronteggiare la crisi economica». Di essere stati «i primi al mondo a proteggere i risparmi degli italiani nelle banche. Abbiamo stanziato più fondi degli altri per sostenere le famiglie, le imprese, l’economia reale». Inoltre «abbiamo mantenuto all’Italia la compagnia di bandiera». E non bisogna dimenticare che «l’Italia oggi è rispettata nel mondo e io personalmente presiederò per la terza volta il G8. A nessun leader dei maggiori paesi del mondo gli elettori hanno assicurato un consenso così duraturo». Certo, le palle al piede non mancano. A cominciare da una giustizia «incompatibile con le esigenze di questa società». Ma di questo parlerà ancora domani.