Attualità

LA BUSSOLA. Pd-Pdl, la trattativa è obbligata

Arturo Celletti martedì 26 marzo 2013
Berlusconi ha deciso: oggi pomeriggio da Bersani andranno Alfano e Maroni; non lui. Il Cavaliere vuole tenersi le mani libere. Vuole restare a guardare ed essere pronto - qualora la trattativa dovesse naufragare - a tornare in piazza per chiedere "elezioni subito". Siamo davvero al momento della verità. E il segretario del Pd conosce bene le tre richieste del Cavaliere. Uno: il Pdl deve essere considerato un interlocutore politico e coinvolto direttamente nel governo. Due: serve un’intesa chiara su precisi punti programmatici. Tre: il prossimo capo dello Stato dovrà essere un moderato. È una trattativa ancora complicatissima. Perché le condizioni si tengono una all’altra. E perchè il Pdl ripete che «o sarà accordo pieno o non ci sarà accordo». Bersani capisce che negare un governo al Paese, con un’emergenza sociale ed economica così drammatica, potrebbe avere contraccolpi pesanti. E sa anche che se dovesse tornare giovedì al Quirinale senza un accordo Napolitano non starebbe a guardare: farebbe partire un governo del Presidente che alla fine anche il Pd sarebbe costretto a votare. Insomma il Segretario dopo il naufragio completo del corteggiamento a Grillo ora sembra avere davanti a sé solo una strada: trovare un’intesa con Berlusconi per dare all’Italia un nuovo governo. Potrà farlo in maniera trasparente come chiede il centrodestra. O potrà provarci con un’intesa non dichiarata (potremmo dire con un inciucio) che potrebbe essere tradotta nel via libera del Cavaliere a un sostegno della sola Lega e del neonato gruppo autonomista al Senato.  È come una partita a scacchi. Il Pdl non si fida a dare il via libera a un governo dove non è direttamente coinvolto. E non prende nemmeno in considerazione l’idea di votare la fiducia a un esecutivo Bersani senza «totali garanzie» sul Quirinale. E allora ancora una volta toccherà a Napolitano trovare la soluzione. Toccherà a lui essere il garante di un’intesa che ancora non c’è e che – ripetono al Colle – doveva essere cercata e trovata prima. Perché - per dirla con Bersani - l’Italia «è davvero nei guai». E perchè «tra giugno e luglio ci sono Imu, Iva e Tares e non ci sono i soldi per gli ammortizzatori».