Attualità

Coronavirus. Dl Rilancio, rischio licenziamenti con ritardi nella pubblicazione

Alessia Guerrieri lunedì 18 maggio 2020

Il rischio sembrerebbe solo teorico, ma comunque costringerebbe il lavoratore ad impugnare il licenziamento basandosi sulla “sanatoria” che comporterà la nuova norma. Sta di fatto che con la scadenza dei termini sullo stop ai licenziamenti previsto dal decreto Cura Italia e con il ritardo con cui entrerà in vigore il Dl Rilancio – il testo non è ancora arrivato al Quirinale per la firma perché bloccato alla Ragioneria dello Stato – si rischia di avere un limbo normativo che esporrebbe in questi giorni i lavoratori a possibili licenziamenti, causa crisi per Covid. Un tema sollevato soprattutto dalle opposizioni, che accusano il governo di ritardi e si essere appunto responsabile della perdita del lavoro di molti cittadini.

La questione è semplice. Il divieto di licenziamento per due mesi è previsto dal decreto Cura Italia del 17 marzo all’articolo 46. Ma i 60 giorni sono scaduti appunto domenica. Con il decreto Rilancio, approvato dal Consiglio dei ministri il 13 maggio, all’articolo 86, viene modificato il testo dell’articolo 46 aggiungendo appunto la dicitura “per cinque mesi”, quindi a far data dal 18 marzo, sanando perciò il vuoto che è stato creato dai ritardi di pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Questo appunto in punta di diritto. Ma nella pratica questo slittamento dei tempi diventa l’ennesimo motivo di scontro politico, anche perché sul Dl Rilancio ad oggi circolano solo bozze.

«Il cortocircuito nel governo» sarà causa ulteriore incertezza, è l’attacco del capogruppo di Forza Italia alla Camera Maria Stella Gelmini, sottolineando appunto che «a causa dei ritardi di Palazzo Chigi in queste ore tanti italiani rischiano di perdere il proprio posto». Non meno diretta la sua omologa al Senato Anna Maria Bernini che parla di «ogni giorno un disastro». Punta invece sull’aumento dei contenziosi legali tra imprese e dipendenti il deputato di Fratelli d’Italia Walter Rizzetto, per cui «nonostante le task force di consulenti di cui si è dotato, il governo continua ad agire in modo superficiale ed inadeguato mettendo in difficoltà le imprese». Resta il sospetto che dietro questi ritardi e «questa apparente follia – è l’accusa invece che arriva dal dipartimento Economia della Lega - ci sia un cinico calcolo: quello di impedire con ritardi e farraginosità normative l'accesso alla “potenza di fuoco” millantata nelle tante conferenze stampa». Come se non bastasse alla eventuale paura di nuovi licenziamenti, si aggiungono anche i dati (prevedibilmente negativi) del lockdown sui contratti diffusi dall’Anpal che vedono una perdita di 200mila unità per quelli a termine e di 735mila nuove attivazioni in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente.