Attualità

LE INCHIESTE DI AVVENIRE. Bologna, un "no" bipartisan per difendere le scuole paritarie

Caterina Dall'Olio giovedì 11 aprile 2013
Si surriscalda il clima a Bologna per l’avvicinarsi del 26 maggio, data in cui i cittadini saranno chiamati a votare in un referendum consultivo sull’abolizione dei fondi comunali destinati alle scuole dell’infanzia paritarie a gestione privata. Il sindaco Virginio Merola ha ribadito che voterà per continuare a utilizzare le risorse del comune per le paritarie.Questo non è un tema di destra o di sinistra – ha detto il primo cittadino –. Questa è l’occasione per confermare la scelta giusta del sistema integrato, che va difeso e rilanciato». Dietro di lui, il Partito Democratico che, dopo settimane di incertezza dovuta alla posizione di altre forze della maggioranza, ha preso una posizione chiara a sostegno del «Comitato del No», capeggiato dall’economista Stefano Zamagni. Il segretario del Pd Raffaele Donini ha annunciato la mobilitazione dei democratici per sensibilizzare la cittadinanza al voto. Già questa settimana sono partite le prime iniziative. Assemblee nei quartieri con il sindaco, riunioni nei circoli, una petizione per ottenere dallo Stato maggiori risorse a favore della scuola bolognese, mentre è stata annunciata una due giorni di stati generali della scuola a ridosso del voto. Una scelta non gradita a Sel e a gran parte del Movimento 5 stelle che appoggiano il referendum. Una consultazione nata come una prova di forza nella maggioranza da parte delle ali più estreme.Le motivazioni del sì ai fondi alle paritarie sono illustrate nei dieci punti del «Manifesto a favore del sistema pubblico integrato bolognese della scuola dell’infanzia» promosso, tra gli altri, dall’ex sindaco di Bologna Walter Vitali, dall’ex deputato Giuliano Cazzola, dal segretario generale della Cisl metropolitana Alessandro Alberani e dai professori dell’Alma mater Salvatore Vassallo e Roberto Farnè. Nel manifesto si spiega che le 27 scuole paritarie convenzionate accolgono il 21% dei bambini e complessivamente non ricevono nemmeno il 3% delle risorse che il Comune nella scuola dell’infanzia. L’amministrazione, che eroga ogni anno 35 milioni alle scuole comunali, con quel milione risparmiato dai finanziamenti alle paritarie convenzionate non sarà in grado di dare un posto nelle strutture pubbliche a tutti i bambini che ne faranno richiesta. D’altra parte, senza il contributo del Comune, le scuole paritarie convenzionate saranno messe in gravi difficoltà non garantendo più i servizi attuali.I bolognesi si troveranno davanti alla domanda: «Quale, fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alle scuole dell’infanzia?». Dovranno rispondere o «A: utilizzarle per le scuole comunali e statali» o «B: utilizzarle per le scuole paritarie private». «Un quesito che non fa altro che confondere i cittadini perché non fa emergere che le scuole paritarie fanno parte a pieno titolo del sistema pubblico», spiega Antonio Carullo, docente di Diritto pubblico all’Università di Bologna. Intanto sul sito www.referendumbologna.it le firme a sostegno del «Manifesto a favore del sistema pubblico integrato bolognese della scuola dell’infanzia» continuano ad aumentare arrivando ormai a superare i cinquemila consensi.I numeri sono numeri ed è difficile contestarli. Col milione di euro che oggi ricevono dal Comune, le scuole dell’infanzia paritarie garantiscono 1736 posti alle famiglie bolognesi. Con la stessa cifra, l’amministrazione ne garantirebbe solo 145.