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Pace. Notarstefano (Ac): «Siamo dalla parte delle vittime, la sofferenza va condivisa»

Diego Motta sabato 5 novembre 2022

Giuseppe Notarstefano, presidente di Azione Cattolica

«Si invoca la pace facendo verità» spiega Giuseppe Notarstefano, presidente di Azione Cattolica, che in questi mesi ha aperto una riflessione sulla guerra in Ucraina e su tutti gli altri conflitti. «Non possiamo non riconoscere la legittima difesa del popolo ucraino, a partire dalla resistenza messa in atto contro l’invasione russa - continua Notarstefano, che oggi sarà in piazza a Roma -. Ma è innanzitutto il bisogno di pace quello a cui vogliamo dare voce».

Cosa si aspetta dalla manifestazione organizzata da “Europe for Peace”?

Spero che ci sia davvero la rappresentazione corale di un mondo variegato e plurale, che in questi mesi, pur in mezzo alle differenze, ha saputo camminare insieme. Sono certo che ci sarà una grande partecipazione di popolo.

Quanto è viva la domanda di pace nelle parrocchie e nei territori in cui siete presenti?

L’impegno per la pace è uno dei tratti essenziali della nostra proposta formativa, già da prima che scoppiasse il conflitto nell’Est Europa. L’invasione russa ha provocato, all’inizio, sentimenti di paura, smarrimento e preoccupazione. Si è acuita una crisi latente, con pesanti effetti geopolitici internazionali e conseguenze concrete per tanti cittadini. Il nostro Consiglio nazionale aveva già aperto spazi di riflessione sui temi della nonviolenza, come la campagna per il disarmo nucleare, il cammino “Abbracci di pace”. Mobilitarsi per questa iniziativa, nei mesi scorsi, per noi è stato logico. E adesso l’impegno per la pace è diventato il frutto condiviso di un lavoro fatto con altri. Per questo, guardiamo con gratitudine al percorso di convergenza avviato con tante altre reti associative.

Cosa risponde a chi giudica l’evento odierno come un favore alla propaganda di Mosca?

Rispondo che bisogna parlare un linguaggio di verità e giustizia, come abbiamo sempre fatto. E’ giunto il momento di dare voce adesso a chi chiede la fine del conflitto: tante persone lo desiderano nel loro piccolo e lavorano come noi. Sono tanti piccoli artigiani di pace. Il resto è quello che abbiamo sempre sostenuto: c’è stata un’aggressione ingiustificata e noi dobbiamo schierarci sempre dalla parte delle vittime, di tutte le vittime, e di chi ha subito questa violenza. Però non dobbiamo dividere, ma unire.

In che senso?

Una delle parole chiave per noi è stata: fare alleanze, lavorare insieme per il bene comune. Il traguardo è quello di una fraternità più grande, da raggiungere con gradualità, e insieme individuare un modo diverso di pensare le relazioni internazionali tra di noi. Penso non si possa aspettare che la guerra finisca d’incanto, magari soltanto con i progressi militari sul campo. E’ giunto il momento di investire con forza sulla via diplomatica e un ruolo fondamentale deve giocarlo l’Europa.

Tra i grandi della Terra, solo il Papa si è espresso con fermezza sulla vicenda ucraina, chiedendo esplicitamente a chi combatte di fermarsi e ribadendo un no netto all’uso delle armi.

Si sente la sofferenza di Francesco, noi stessi come Ac abbiamo potuto percepire il suo dolore per quanto sta accadendo nelle occasioni in cui lo abbiamo incontrato. Penso sia un bisogno grande, per chi crede, quello di condividere questa sofferenza.