Attualità

Il neuropsichiatra Caffo. Orchi, l'identikit

Lucia Bellaspiga lunedì 7 luglio 2014
Aprile 2014, maxiretata della Polizia postale in varie case di tutta Italia. Reazione di uno degli indagati, quando gli agenti hanno bussato alla sua porta: «Finalmente mi avete scoperto, vediamo se la cosa finisce!». Ma chi è allora il pedofilo, una sorta di "drogato", stanco della sua dipendenza ma incapace di smettere? «Una persona con gravissime fragilità, non in grado di condurre una vita affettiva normale e nemmeno di rapportarsi con i bambini. Talvolta è preda di un turbine di emozioni che lo trascinano in un crescendo: prima ha solo un interesse mirato per foto di ragazzini e ragazzine, poi non si accontenta più delle foto e cerca un contatto, infine cade in comportamenti perseguibili», risponde Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia nonché presidente di Telefono Azzurro.Tante diverse realtà in una sola parola, dunque.Si va dalla persona normale che si trova in Thailandia per lavoro e una sola volta, episodicamente, va con la ragazzina incontrata al bar, al maniaco che vuole un bambino e paga per ucciderlo. In mezzo lo spettro è vastissimo, ma se entri da una parte può essere che arrivi all’altro estremo, attraverso un circolo patologico che non sai più gestire. L’interesse malato per il bambino diventa il centro della propria vita, c’è gente che raccoglie migliaia di video, non sa pensare ad altro. Quando prevale la componente sadica, si hanno drammi disumani.Perché sono attratti proprio dai bambini?Tra gli adulti si sentono frustrati, invece con i bambini le loro insicurezze scompaiono. Si sentono ancor più a loro agio tra i bambini fragili, timidi, quelli che vivono nelle comunità, negli orfanotrofi, e lì li vanno a cercare: vanno fermati e aiutati al più presto, prima che compiano reati. Non sono persone marginali, appaiono brillanti, dei leader, ricordo un pedofilo ultrarecidivo considerato come uno dei migliori insegnanti perché stava sempre coi ragazzi, nessuno sospettava che fosse un atteggiamento patologico. Eppure vivono in una dimensione immatura, sono anche loro dei "bambini", anche se spesso mariti e padri.Come riconoscerli in tempo, allora?Non è facile, se non attraverso nuove attenzioni oggi messe a punto: se sta troppo vicino ai ragazzi, se tende eccessivamente a condividere con loro momenti sociali poco adeguati come il dormire in tenda o le docce, o si fa raccontare spesso le loro esperienze affettive... tutto ciò che indica una eccessiva adesione al mondo dei ragazzi è per lo meno sospetto. Il pedofilo va dove può trovare i piccoli, quindi cerca di fare l’allenatore, il pediatra, il maestro, l’animatore... Da parte della vittima non c’è la percezione di qualcosa di sbagliato, perché viene avvicinato con una dolcezza che fa cadere le difese. A volte lo spacciano per «amore».Sia nella Rete che nella vita reale i pedofili tendono a stare con persone che hanno simili interessi, fanno turismo sessuale in comitiva, si scambiano materiale, e tra loro giustificano i propri comportamenti come "amore", "affetto", "una bella relazione". Sono tantissimi i siti in cui si raccontano di aver superato le barriere d’età, riferiscono le avventure in chiave positiva, sostengono una presunta "libertà" sessuale del bambino. La ricerca dimostra che tali contatti facilitano lo sviluppo di patologie fino alla dipendenza, specie nell’anonimato del "deep web", la Rete invisibile. Sono anche feticisti: in passato la polizia faceva i blitz nelle loro case e trovava la biancheria o i vestitini delle piccole vittime, oggi va a guardare nei computer e ci trova migliaia di foto dei loro indumenti: devono conservare e scambiarsi "ricordi" dei bambini... Insomma, sono persone francamente pervertite e di forte pericolosità sociale.Eppure ogni tanto riemerge il tentativo di considerare la pedofilia un orientamento sessuale come tanti.Solo per certe categorie scatta una sorta di incomprensibile impunità. Ad esempio se a dichiararsi pedofili sono personaggi famosi, che ammettono persino rapporti con i loro stessi figli e considerano l’incesto un atteggiamento creativo. Anche molti film raccontano storie di pedofilia come fosse un fatto naturale, e negli Usa il caso di un’intera squadra di football americano abusata in modo costante è stato assolutamente rimosso. Come ci si scandalizza quando la pedofilia avviene entro la Chiesa, con la stessa forza occorre tenere alta la sensibilità collettiva ovunque: la pedofilia è sempre un crimine. E la pulizia che sta facendo la Chiesa deve essere fatta con lo stesso rigore in tutti gli ambienti.E come tutelare i nostri bambini?Dobbiamo parlare di più con loro, farci raccontare sempre tutto: la pedofilia è una dimensione affettiva prima che sessuale, si sentono legati al loro aguzzino da un segreto che non vogliono tradire, ancora di più se magari lo hanno stretto con il padre o con l’insegnante. Sono le vittime e alla fine si sentono colpevoli.