Attualità

L'INTERVISTA. Gli oncologi: diritti uguali da Nord a Sud

Francesca Lozito mercoledì 21 novembre 2012
Uguali diritti per i malati di cancro. In tutte le regioni d’Italia. È la "balcanizzazione" delle cure la preoccupazione principale per Roberto Labianca, direttore dell’oncologia degli Ospedale Riuniti di Bergamo e presidente del Cipomo, il Collegio italiano dei primari oncologi e medici ospedalieri.Cosa ne pensa della vicenda veneta, del farmaco giudicato inadatto per le pazienti sopra i 65 anni, e della decisione presa attraverso un decreto regionale?I farmaci ritenuti approvabili vanno resi disponibili ai pazienti subito. L’Agenzia italiana del farmaco non può pensare di avere tempi lunghi. Il secondo passaggio è quello di arrivare a criteri di scelta dei farmaci uniformi per tutto il Paese. Oggi ci troviamo di fronte a regioni che prendono posizioni differenziate. Emilia Romagna e Toscana lo fanno da tempo. La Lombardia ha pubblicato un documento a settembre in cui si fanno alcune restrizioni rispetto a medicinali evidentemente efficaci.Faccia un esempio.Nel tumore polmonare, in seconda linea, dopo la chemioterapia, è possibile utilizzare dei farmaci che vengono chiamati piccole molecole. E che agiscono solo se c’è una piccola mutazione del tessuto tumorale, evidenziata dall’esame istologico. Altrimenti non servono.Le risorse diminuiscono e la sanità è la prima voce di bilancio delle regioni. Come si razionalizza, dunque?L’"altolà" ai farmaci inutili va condiviso con medici e pazienti. Dovrebbero essere prese decisioni univoche a livello nazionale e capire se il costo è proporzionale all’efficacia. In tempi rapidi. Non è una questione di età: qualche tempo fa in Svezia era stato proposto di non fare radioterapia alle persone sopra i 70 anni. Così non ha senso. Qui c’è un criterio molto diverso di scelta.Il mancato rinnovo del Patto per la salute che fa scattare tagli lineari la preoccupa?Non ho ancora un’idea precisa delle conseguenze. Come oncologi prenderemo presto una posizione.E nella situazione europea, dove sistemi sanitari come quello inglese rischiano il collasso e in Grecia e in Spagna si taglia pesantemente, come s’inserisce l’Italia?L’oncologia italiana punta a un percorso personalizzato di cure e assistenza al paziente. Una necessità che deve andare oltre alle seppur irrinunciabili valutazioni sui costi. Parità di accesso e standard uniformi nelle terapie rappresentano il rispetto dei principi costituzionali che in questi ultimi tempi rischiano di essere messi a dura prova.​