Attualità

L'azzardo non è un gioco. Azzardo, in Italia oltre 360 mila "macchinette"

giovedì 10 dicembre 2015
Sono oltre 360 mila gli apparecchi da gioco - sia VLT, cioè videolottery, sia AWP, cioè le slot machine - attualmente in funzione in Italia. Le tre regioni con il maggior numero di apparecchi risultano la Lombardia con quasi 50 mila apparecchi, uno ogni 200 abitanti e, a seguire, la Campania e il Lazio con quasi 40 mila apparecchi. "Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni contro le mafie", ha messo in relazione questi dati con il numero degli abitanti. Dal raffronto è emerso come sia la Sardegna la regione che risulta in testa a questa speciale classifica: nella provincia di Olbia si registra la presenza di una macchinetta ogni 95 abitanti. Percentuali analoghe si registrano ad Oristano, Sassari e Nuoro. Tra le altre province italiane, anche l'Aquila registra un numero molto elevato di apparecchi, così come Cosenza, Catanzaro e Isernia; a seguire alcune province campane, tra cui Avellino, Salerno e Benevento. "In Italia, nonostante le misure restrittive adottate da diverse Regioni e Comuni, spuntano come funghi sale gioco, sale Bingo, corner nei bar ed altri esercizi pubblici. Questa mappa - che peraltro non riporta i dati sui cosiddetti totem, cioè i computer dai quali ci si può collegare a decine di piattaforme di gioco online, che si vanno sempre più diffondendo benché siano illegali - mette in evidenza le dimensioni del fenomeno", afferma Filippo Torrigiani, coordinatore del gruppo di lavoro Avviso Pubblico sul gioco d'azzardo. "È paradossale che in Italia ci siano più apparecchi mangiasoldi che posti letto nella sanità pubblica. Infatti, a fronte di 308.230 Slot e di 51.939 VLT, l'offerta di posti letto oscilla tra 231 mila e 251 mila. È urgente che Parlamento e Governo approvino un provvedimento di riordino del settore che non sia improntato alla logica dell'aumento delle entrate fiscali, ma che ponga al centro la tutela dal gioco d'azzardo patologico dei soggetti più deboli. La lotta alla ludopatia non può ricadere solo sulle spalle dei Comuni", conclude Torrigiani.