Attualità

Il caso. Olimpiadi, il no di Raggi e l'ira del Coni

Nicola Pini venerdì 9 settembre 2016
Non si può dire certo che sia una decisione inattesa perché da mesi il M5S cannonneggia contro le «Olimpiadi del mattone». Ma in qualche modo l’indiscrezione che Virginia Raggi sta per annunciare ufficialmente il suo «no» alla candidatura per i giochi del 2024 ieri è arrivata a sorpresa. Spiazzando il Coni, che senza nascondere una forte irritazione, ha reagito parlando di notizia «impossibile» e «paradossale ». Poi, a tarda sera, anche Renzi alza la voce contro l’oramai scontato veto del Movimento: «Siamo in pole position e i Cinque Stelle con il no tagliano le gambe al futuro; se qualcuno ruba si arresta il ladro, non si ferma il Paese». E insiste: «È un’occasione da non perdere. Ora prevalga il buon senso». Eppure il dado pare tratto e la sindaca di Roma illustrerà la sua posizione in una conferenza stampa prevista nei prossimi giorni, forse dopo la conclusione delle Paralimpiadi. Con tutti i riflettori puntati sui guai di una giunta che non riesce a decollare, la notizia (filtrata attraverso «fonti autorevoli» del Campidoglio raccolte dall’agenzia Ansa) è anche un modo di spostare l’attenzione da inchieste, faide e poltrone a un tema concreto. Ed è una posizione che, dopo diverse esitazioni, riporta la linea delle giunta romana all’ortodossia cinquestelle: il movimentismo della lotta ai «poteri forti» rilanciato l’altra sera nel comizio di Nettuno da Alessandro di Battista: «Diremo un enorme secco no alle Olimpiadi», aveva urlato l’esponente del direttorio pentastellato alla presenza di Beppe Grillo. Dopo i primi approcci post-elettorali nel tentativo di ammorbidire la sua contrarietà, il Coni aveva chiesto alla Raggi una sorta di «tregua olimpica». Cioè di rinviare a dopo i giochi di Rio ogni decisione sulla materia. Ma ieri dallo staff del Campidoglio hanno fatto capire che il tempo della tregua sta per scadere: «È previsto che la sindaca di Roma faccia a breve l’annuncio ufficiale», ha affermato una fonte. E forse nella decisione di rompere gli indugi può aver giocato anche il desiderio del sindaco di smarcarsi dal pressing pro-Giochi, dopo le lettere ricevute ieri dagli atleti italiani medagliati a Rio (vedi altro articolo in pagina, ndr). Immediata e stizzita la reazione dei promotori di Roma 2024: il no della sindaca? «Impossibile. Ha sempre detto che avrebbe prima incontrato Malagò e Pancalli (rispettivamente presidente Coni e vice-presidente del Comitato promotore, ndr) e finora, nonostante una richiesta formale scritta, non è stato fissato alcun incontro», hanno affermato, aggiungendo poi che se la notizia fosse «vera, sarebbe un affronto agli atleti che stanno gareggiando a Rio e per i quali le Paralimpiadi a Roma sarebbero l’unica possibilità per rendere accessibile la Capitale ». All’inizio di luglio il Coni offrì alla nuova giunta capitolina la possibilità di ridiscutere il progetto già presentato al Comitato Olimpico internazionale. Malagò incontrò il vicesindaco Frongia e si disse disponibile a rivedere la localizzazione del villaggio olimpico (doveva essere a Tor Vergata, dove hanno forti interessi costruttori tra i quali Gaetano Caltagiro- ne). Disponibilità che in giunta aveva trovato orecchie attente, specialmente tra gli assessori tecnici: dall’ex responsabile del Bilancio Minenna (dimessosi pochi giorni fa) al titolare dell’Urbanistica Paolo Berdini, che avevano consigliato di andare a vedere le carte del Coni puntando a condizionare gli investimenti in città.  Con la scelta di ieri Raggi torna in qualche modo alle origini. «Nel debito di Roma c’è ancora un miliardo per gli espropri dei Giochi del 1960», aveva sottolineato tempo fa la sindaca, e aggiunto che la città «ha appena finito di pagare i debiti per i Mondiali del ’90», lanciando una frecciata a Luca di Montezemolo che guidò l’organizzazione di quel campionato ed è ora alla guida del comitato Roma 2024. Contenuti che torneranno quando ci sarà l’annuncio ufficiale del no e la Raggi spiegherà che Roma ha bisogno di investimenti per l’ordinaria amministrazione non per eventi straordinari. La prossima settimana la sindaca sarà ascoltata in Commissione Cultura al Senato sul tema Olimpiadi. Scomparsa dai radar, invece, l’ipotesi di un referendum cittadino sui Giochi del quale l’allora candidata a sindaco parlò in campagna elettorale. In Italia comunque il no alle Olimpiadi è un copione già visto: l’allora premier Mario Monti ritirò Roma dalla corsa per il 2020. Ma stavolta l’iter è in fase decisamente più avanzata: il prossimo 7 ottobre la candidatura dovrebbe essere confermata al Cio. Anche se ci sarebbe tempo fino a febbraio per modificare il progetto.