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Inchiesta Grandi Opere. Nuovi favori per il ministro, Incalza respinge le accuse

Nello Scavo giovedì 19 marzo 2015
Il 'Sistema' che per due decenni ha gestito gli appalti pubblici in Italia, secondo i pm di Firenze, «può essere considerata una delle cause, se non la principale, della lievitazione abnorme dei costi, della devastante distorsione delle regole della sana concorrenza economica, di efficienza e trasparenza e non da ultimo dell’aumento esponenziale del debito pubblico nazionale ». Secondo i magistrati si tratta di un giro d’affari di almeno 25 miliardi di euro, per opere che in origine avrebbero dovuto pesare sulle casse pubbliche per molto meno, ma che con aumenti medi del 40% sono lievitati fino a raggiungere l’equivalente di almeno quattro buone manovre finanziarie. Secondo i carabinieri del Ros di Firenze, l’ex capo struttura di missione del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, faceva in modo di affidare la direzione dei lavori a un ingegnere, Stefano Perotti, che era entrato in contatto con il dicastero grazie a un «faccendiere », Francesco Cavallo, definito nelle carte degli inquirenti come «l’uomo di Lupi». Per descrivere i rapporti fra gli arrestati e il ministero, i pm fiorentini annotano che «Lupi e la moglie sono stati ospiti dei coniugi Perotti per il fine settimana, nel settembre 2013 e nel dicembre 2013. Con riguardo al secondo incontro in Firenze, allo stesso ha preso parte anche Cavallo». La moglie del ministro viene citata anche in un altro passaggio. In occasione di una convention di Ncd organizzata a Bari da Lupi, Cavallo le procurò il biglietto aereo Milano-Bari, costato 447 euro e pagato da Cavallo: «Non è dato sapere – spiegano i pm – se tale spesa sia stata rimborsata».  Ma ieri è stata la giornata del primo interrogatorio, quello di Ercole Incalza, che per due ore ha risposto alle domande del gip respingendo le accuse e difendendo l’operato del ministro Maurizio Lupi. Incalza, dirigente di lungo corso del ministero delle Infrastrutture, è ritenuto la figura chiave nell’indagine che vede 52 indagati. Il faccia a faccia con i pm si è svolto in un «clima sereno e collaborativo», ha detto l’avvocato Titta Madia, difensore di Incalza. Il gip di Firenze, Angelo Pezzuti, ha elencato tutti gli episodi, presunti illeciti, che hanno portato all’arresto del manager, compresi i legami con esponenti politici di ogni schieramento, più volte citati nelle intercettazioni . «Il mio assistito ha risposto non solo su ogni singolo caso – ha spiegato Madia – , ma ha fornito elementi utili anche su ogni singola telefonata che gli viene contestata».  Molte domande hanno riguardato poprio i suoi rapporti con Lupi, che non è indagato, destinatario delle continue attenzioni degli indagati. «Contatti ed incontri, anche conviviali - scrivono i pm - nonché l’organizzazione di una cena volta a reperire 'fondi' nell’interesse del ministro» e poi 900 euro in dolci, 1600 in borse, «la fornitura di abiti sartoriali» da 700 euro l’uno «in favore del Ministro Lupi, di suo figlio e dei suoi segretari», l’acquisto di regali natalizi «in favore dello stesso ministro e del suo entourage». Gli inquirenti ritengono che uno di questi fosse destinato alla segreteria di Lupi e costasse 7-8 mila euro. Molto più del limite di 150 euro, ribadito proprio da Lupi con una circolare ai dipendenti del ministero, nella quale venivano indicati i confini entro i quali i doni potevano essere accettati.