Attualità

IL PUNTO. Non solo Imu: i nodi da affrontare dopo l'ultimo decreto

Diego Motta venerdì 30 agosto 2013

​«Senza crescita e coesione, l’Italia è perduta». Così il presidente del Consiglio Enrico Letta aveva indicato, nel suo discorso programmatico alle Camere a inizio legislatura, l’orizzonte di riferimento del nuovo esecutivo. Un orizzonte che scommetteva sull’uscita dell’Italia dalla recessione in tempi brevi, all’insegna della maggior equità possibile. Ora che il «superamento» dell’Imu si è compiuto, dopo l’approvazione del decreto da parte del Consiglio dei ministri di mercoledì, a che punto siamo? E soprattutto: qual è il bilancio per i diversi attori in gioco? In questa pagina proviamo a misurare gli effetti dei provvedimenti varati dal governo sul futuro delle famiglie, soprattutto le più giovani, dei lavoratori più fragili, dai precari agli esodati, fino alle imprese.Tre soggetti-chiave che meglio di altri possono dire se la strada imboccata è quella giusta e soprattutto cosa ancora è necessario fare. L’impressione è che ad esempio la «questione fiscale», per quanto importante, sia soltanto uno dei capitoli-chiave: archiviata «a tappe» l’imposta municipale (solo la Legge di stabilità metterà la parola fine al tormentone Imu) nei prossimi mesi, gli italiani dovranno capire che ne sarà della Service tax che entrerà in vigore nel 2014: rimodulerà la pressione fiscale sui cittadini contribuenti, garantendo finalmente risorse ai Comuni, o si tradurrà in un nuovo aumento (magari mascherato) delle tasse?Sullo sfondo resta innanzitutto la grande emergenza sociale: i fondi liberati per combattere la disoccupazione sembrano sempre troppo pochi, mentre non è chiaro come e quando arriveranno i finanziamenti comunitari su cui l’esecutivo si gioca molte delle carte di riuscita della propria azione a favore del mondo del lavoro. L’impazienza delle parti sociali è nota e anche in queste ore è affiorata, tra le righe, sia sul versante sindacale che su quello delle associazioni d’impresa.Eppure anche in questo caso, i segnali di attenzione da parte di Letta e dei suoi ministri non mancano: gli ultimi provvedimenti confermano ad esempio che il problema della casa resta centrale per Palazzo Chigi, così come rimane prioritario ridare linfa all’economia reale sbloccando i crediti vantati dalle aziende nei confronti dello Stato. A ben vedere, dopo tutto, gli obiettivi restano quelli delineati in Parlamento quattro mesi fa: crescita e coesione. Il percorso da fare è ancora lungo.