Attualità

La storia. Eugeniu e Nataliya, sopravvissuti al crollo del Morandi, si sono sposati

Antonio Averaimo domenica 13 ottobre 2019

Eugeniu e Nataliya il giorno delle nozze

In quella che è stata la più grande tragedia italiana degli ultimi anni, il crollo del ponte Morandi, si possono trovare anche storie a lieto fine. Sono le storie dei sopravvissuti, di chi incredibilmente ce l’ha fatta a uscire vivo da quelle macerie. Questa che ci accingiamo a raccontare è una di queste, e ha come scenario una chiesa ortodossa del centro storico di Napoli. Qui Eugeniu Babin e Nataliya Yelina, dopo 14 anni trascorsi insieme, si sono sposati venerdì mattina. Prima non ne avevano sentito il bisogno. Ma, dopo la tragedia in cui sono piombati il 14 agosto 2018 mentre erano diretti alla volta di Parigi, dirsi “sì” davanti al Signore è diventata la loro priorità. Eugeniu e Nataliya si sentono due miracolati.

«Sposarci in chiesa è stato il nostro primo pensiero dopo ciò che ci è accaduto – dicono i due novelli sposi –. Abbiamo interpretato il nostro essere sopravvissuti come un segno di Dio. Molti pensano che si sia trattato di fortuna, ma per noi non è così. Per noi si tratta di un vero e proprio miracolo. Dopo un vo- lo di decine di metri siamo finiti in quel triangolo scavato da Dio nelle macerie, che ha accolto la nostra automobile e ci ha permesso di essere salvi. Non solo siamo vivi: noi oggi parliamo, camminiamo». E, soprattutto, sono sopravvissuti entrambi. «Dio ci ha voluto bene e ci ha voluto entrambi vivi – proseguono Eugeniu e Nataliya con la voce rotta dalla commozione –. Non osiamo nemmeno immaginare come sarebbe stato se a salvarsi fosse stato solo uno dei due. È terribile quando una persona cara ti muore accanto». Eugeniu, moldavo, e Nataliya, ucraina, si sono conosciuti a Santa Maria Capua Vetere, città del Casertano.

Qui vivono con Bodan, figlio di prime nozze della donna, che venerdì era in chiesa a festeggiare la loro unione. Sono entrambi emigrati in Italia in cerca di maggior fortuna: lui è un parrucchiere, lei una estetista. Dopo tanti sacrifici, sono riusciti a mettere su un salone di bellezza. A Genova si trovavano sulla rotta per Parigi, dove avevano deciso di trascorrere una vacanza. Un viaggio interrotto dal crollo del Morandi: «Finalmente ci concedevamo una pausa dal lavoro. Eravamo felici, pieni di pensieri positivi. A un tratto cominciò a piovere a dirotto.

Quando arrivammo sul ponte Morandi la strada cominciò a impennarsi, poi finimmo giù. Ricordo solo rumori e botte fortissime», racconta Eugeniu, che sopporta ancora i postumi del crollo, cioè due placche nel collo fratturato nel volo («Mi fanno ricordare quei terribili momenti»). Nataliya invece si fratturò la gamba. Entrambi rimasero coscienti e vigili dopo il disastro: così li trovarono i vigili del fuoco di Genova quando arrivarono per tirarli fuori dalle lamiere della loro auto, increduli per averli trovati vivi in mezzo a tanta morte. Dopo, c’è stato il ricovero a Genova per un mese e la lunga riabilitazione: «Siamo sempre rimasti insieme. Ci diedero la stessa stanza. Fu lì che maturò l’idea di sposarci in chiesa. Avremmo voluto farlo subito, ma non si poteva. Allora ci dicemmo che appena ci fossimo ripresi del tutto lo avremmo fatto, e così è stato. Sposarsi in chiesa è molto diverso da una cerimonia civile. Per noi è stato come sentire la benedizione di Dio sulla nostra unione».

Non tutti i loro cari e amici c’erano venerdì, anche per la difficoltà del viaggio, ma loro hanno voluto far presto. I due si recano spesso a Napoli, nella chiesa dove si sono sposati, per partecipare alle celebrazioni liturgiche della Chiesa ortodossa. E ora hanno un altro sogno: far nascere una chiesa nel loro territorio, dove vivono tanti cittadini dell’Est, di religione ortodossa come loro. «Ne abbiamo già parlato col nostro vescovo. Ci piacerebbe tanto poter pregare e vivere la nostra fede rinnovata nel nostro territorio». La fede, quella cosa grazie alla quale «tutto assume un senso». Parola di Eugeniu e Nataliya.