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Coronavirus. Frega (Novartis): «Nel 2022 potremo essere autonomi»

Arturo Celetti venerdì 26 febbraio 2021

«La pandemia è esplosa. Dirompente e inattesa. E subito il mondo ha fatto i conti con un forte e inspiegabile sentimento antiscientifico... Con il pregiudizio verso i farmaci. Con la diffidenza verso i vaccini». Pasquale Frega, l’uomo che guida la sezione italiana di Novartis, un colosso farmaceutico mondiale, per qualche istante si ferma a pensare. Poi azzarda: «Il 2021 sarà l’anno della vittoria della scienza sul Covid». Siamo a Roma, nella sede dell’Anica. Frega è qui per assistere al lancio del cortometraggio pensato con un unico grande obiettivo: tornare a parlare all’opinione pubblica. Senza pregiudizi. Senza barriere. Tornare a far credere il mondo alla forza della scienza.

Qual è la risposta al fronte negazionista?
L’alfabetizzazione scientifica. È credere nella ricerca. È scommetterci. L’Italia investe l’1,4 del Pil, Israele il 4,9. E guardi i risultati.

In Israele la popolazione è quasi tutta vaccinata...
È così. La questione è l’approccio mentale: puntiamo sul progresso o ci rassegniamo all’irrilevanza; vogliamo giocare in Champions o scendere in serie B? La ricerca è tutto. Guardi la Cina. Anche per produrre a basso costo ha fatto investimenti massicci nella ricerca.

La fiducia nei vaccini sta però crescendo.
Sì, sta crescendo la consapevolezza e, parallelamente, la fiducia nella scienza. Oggi 65 italiani su cento vogliono vaccinarsi. Io sono tra quelli. Io so che tutti i vaccini – ripeto tutti – mi mettono al sicuro. Tra i vaccinati sono crollati i ricoveri ospedalieri e si sono azzerati i morti.

Oggi però i vaccini mancano...
È vero, c’è una situazione di stress. Gli stabilimenti non possono rallentare sulla produzione di farmaci oncologici. Non possono dimenticare la guerra alle mille altre malattie. Ma da oggi a settembre cambierà tutto: vedrà, ci sarà abbondanza di vaccini. Il tema è invece un altro...

Ragionare sulla produzione in Italia di vaccini?
È così. Oggi bisogna interrogarsi sul futuro. Capire se conviene rendere l’Italia autonoma nel 2022 e negli anni che verranno. È una scelta strategica. Perché continueremo a vaccinarci. E perché se dopo il coronavirus dovesse arrivare un nuovo virus, saremo pronti.

C’è il tema licenza obbligatoria...
È un falso tema. Pfizer e AstraZeneca non vedono l’ora di essere aiutati a produrre vaccini. E Novartis è pronta da subito a fare la sua parte.

Lei ha passato vent’anni fuori dall’Italia. Com’era vista da lontano?
La guardavo e non la vedevo brillare. Non faceva riforme e perdeva terreno. Spesso a rimorchio degli altri Paesi, spesso incapace di imporre una visione.

La colpa?
L’incapacità di decidere delle classi politiche. Succedeva ieri e succede oggi: la politica in Italia si è chiamata fuori e ha deciso di non fare i conti con una crisi economica che sarà terribile.

Toccherà a Mario Draghi.
Oggi l’Italia è in buone mani. C’è Draghi che ha dimostrato visione, autorevolezza e c’è un governo fatto da ministri che hanno costruito. Penso a Colao, penso a Cingolani.

C’è un pezzo di mondo che si vaccinerà, ma un altro pezzo che rischia di restare indietro.
C’è un grande tema che ci interroga e che prende forma dietro una sola parola: sostenibilità. È sempre stato centrale, ma oggi è decisivo. Pensi alla sfida lanciata da Larry Fink, il ceo di BlackRock ad inizio 2020: o c’è attenzione all’ambiente o non finanziamo più. Ecco la strada. La pandemia è una incredibile oppportunità per ripartire. Siamo a un punto di non ritorno e non bastano aggiustamenti.

Crede davvero che il Nord del mondo penserà al Sud?
Sì, lo credo. Credo che la pandemia ha dato una scossa e ha risvegliato le coscienze. Credo che l’Africa verrà vaccinata con il nostro aiuto e che il mondo che verrà sarà migliore di quello in cui viviamo.