Attualità

La cosche in Lombardia. 'Ndrangheta padrona al Nord: 40 arresti

Nello Scavo mercoledì 19 novembre 2014
«Visto che ancora non hai dato riscontro alle precedenti lettere adesso arriverà un’amara sorpresa. Finirai con la sedia a rotelle, porco!». E facevano sul serio, visto che non avevano esitato a minacciare neanche un sindaco e due consiglieri comunali, facendosi precedere da cinquecento episodi di intimidazione ed estorsione. Benvenuti in Brianza, terra promessa della ’ndrangheta da esportazione. Solo a Fino Mornasco (Como) tra il settembre 2011 e l’ottobre 2012 sono stati messi a segno 17 episodi di intimidazione, uno anche ai danni del sindaco Giuseppe Napoli. Roba che neanche nell’Aspromonte. Una prova di forza sostenuta dall’inarrestabile espansione dei boss di origine calabrese, che in Lombardia replicano i rituali arcaici delle affiliazioni. Gli aspiranti mafiosi non mancano, e in un caso è stato accertata l’iniziazione di un minorenne.  È quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato a 40 arresti, su richiesta del pm Ilda Boccassini, per infiltrazioni nel comasco e nel lecchese. Ma per la prima volta nella storia della lotta alla criminalità gli uomini del tenente colonnello Giovanni Sozzo, già al Ros di Palermo dove si occupò dei 'pizzini' di Bernardo Provenzano e poi proprio di ’ndrangheta a Catanzaro, hanno avuto modo di ascoltare e vedere in presa diretta la cerimonia di conferimento della dote (il grado) della 'Santa' che segna un nuovo percorso criminale per chi ne viene investito. È accaduto in una delle proverbiali 'mangiate', come si chiamano le riunioni operative e per assegnare le 'doti'. «L’osservazione fornisce due indicazioni – annotano gli investigatori –. Per la cerimonia in questione sono sufficienti cinque persone», le quali a loro volta possiedono almeno «il grado della 'santa' e il cerimoniale prevede l’utilizzo di diversi oggetti: una pistola, 'un ago' o 'un coltello' e 'un fazzoletto'. I 'santisti', in un terreno di uno di loro a Castello di Brianza (Lecco), entrano in un capanno e ha inizio «la fase liturgica: la formazione della 'Società' e il conferimento della 'santa'». Antonino Mercuri, detto Pizzicaferro «utilizzando il classico saluto ’ndranghetista ('buon vespero'), con tono ieratico, si rivolge – spiegano gli inquirenti – agli altri affiliati presenti ('santa sera ai santisti'), dichiarando esplicitamente la loro appartenenza alla società maggiore». Una volta formata la 'santa catena', che comporta la disposizione dei partecipanti nella posizione a circolo - annotano i Ros - Mercuri procede alla formazione della 'santa società', «nel nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora, con parole di uomo e di umiltà, formo la santa società! ». Solo allora entra il designato, Giovanni Buttà e giura.  «Garibaldi capo Locale, Mazzini a rappresentare il contabile e La Marmora come rinvio alla carica di mastro di giornata», è la spiegazione. Una volta tale, il 'santista' gode di grande autodeterminazione: nel bene e nel male. Si assegnerà da solo la propria punizione in caso di «grave trascuranza».«Dovete essere voi a sapere che avete fatto la trascuranza - li catechizza il più autorevole -. Vi giudicate voi quale strada dovete seguire. Quanti colpi ha in canna, ne dovete riservare sempre uno». E se suicidarsi con un’arma dovesse risultare impossibile, c’è sempre «una pastiglia di cianuro» oppure «vi buttate dalla montagna».  Quanto è accaduto a Fino Mornasco è da perfetto copione aspromontano. Il gip Simone Luerti chiarisce che «dei 17 episodi di intimidazione posti in essere dal settembre 2011 all’ottobre 2012, ben 8 sono stati posti in essere nei confronti di obiettivi politici». Oltre il sindaco, sono stati colpito il presidente del consiglio comunale Luca Cairoli, il consigliere Antonio Chindamo e una figlia del consigliere comunale Luciano Introzzi. In tutta la zona sono stati contati più di cinquecento tra intimidazioni e minacce. Ma quello che hanno trovato gli inquirenti è la riproposizione dello schema 'protezione-estorsione' con il quale ridurre al silenzio decine di imprenditori. Nei covi sono stati rinvenuti i manuali operativi con indicazioni precise per scrivere lettere minatorie e compiere azioni delittuose. Che si possa finire in galera è parte del gioco. «Ho in tasca un cellulare - dice uno degli arrestati durante un’intercettazione ambientale- ed è come avere in tasca un carabiniere». Aveva ragione.