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IL FUTURO GOVERNO. Napolitano, 10 giorni per un'intesa alta

Angelo Picariello martedì 5 marzo 2013
​La lucida freddezza del Quirinale inizia a scandire la tempistica della crisi. L’obiettivo che il Colle, non da ieri, persegue è di offrire la più ampia base parlamentare a un esecutivo tecnico-politico. Ma prima ci sarà da adempiere agli impegni istituzionali che sono alle viste, e una corretta gestione degli stessi può fare da viatico per ristabilire quel clima di collaborazione necessario per arrivare a quella soluzione condivisa che oggi appare ancora come una montagna insormontabile.Intanto un nodo lo scioglie, il Quirinale. In virtù dei giochi delle opzioni ancora da definire - dopo la proclamazione degli eletti, avvenuta solo ieri - diventa impossibile andare a quell’anticipo, che pure era stato ipotizzato, nella convocazione delle Camere. Napolitano, fa sapere il Quirinale, «ha preso atto che difficoltà di vario ordine non consentono una anticipazione della data di convocazione delle Camere, già fissata per venerdì 15 marzo». Ma, nota il Colle, questi tempi leggermente allungati, o non accorciati, possono costituire un’opportunità: «Resta ancora un ampio spazio per una proficua fase preparatoria delle consultazioni del Capo dello Stato per la formazione del governo». In altre parole, l’auspicio è che la fase di dialogo che si apre con i necessari adempimenti della costituzione dei gruppi e delle presidenze delle Camere da eleggere possa offrire un primo e importante laboratorio di dialogo fra i partiti che certo faciliterebbe il compito, che allo stato appare ingrato, del capo dello Stato. «Le operazioni relative all’insediamento delle Camere e alla costituzione dei Gruppi parlamentari - auspica il Quirinale - si svolgano con la massima sollecitudine possibile».Si è molto parlato della possibile linea di collisione fra la determinazione che manifesta il Pd con Pier Luigi Bersani a far valere i numeri della Camera per ottenere l’incarico e la volontà del Colle di arrivare a un governo con più solida base parlamentare. Ma il Consigliere per la Comunicazione del Quirinale Pasquale Cascella è intervenuto ieri con una lettera a <+corsivo>L’Unità<+tondo>, per smentire che esistano già soluzioni «che il Presidente prenderebbe in esame o vorrebbe non veder escluse». Quanto alla «tensione tra il Pd e il Quirinale» evocata in un articolo «il presidente - precisa il Quirinale - non ha avuto colloqui con alcun dirigente del Pd», durante la permanenza in Germania o al rientro. Una precisazione che dice della prudenza con cui Napolitano tesse la sua tela in attesa dell’insediamento delle Camere, e da queste dinamiche - e dai successivi colloqui - attende di ottenere le indicazioni utili per procedere. Perché delle due l’una: o le libere dinamiche fra i partiti saranno in grado di individuare delle figure istituzionali spendibili anche per il Quirinale (per un incarico esplorativo, quanto meno), o ci sarà da attingere a "riserve della Repubblica". In questi giorni si era parlato di Bankitalia e certo è con via Nazionale che il Colle mantiene stretti i contatti, anche per ottenere indicazioni sui mercati e sulla possibile durata di questa fase di attesa che lascia un’insperata opportunità alla classe politica per una «proficua« riflessione.Lo scadenzario che si profila dà l’idea che la prima indicazione potrebbe venire dal traballante Senato dove Scelta Civica può avere un ruolo importante anche in vista dell’elezione del capo dello Stato. Il regolamento di Palazzo Madama, infatti, già al quarto scrutinio prevede il ballottaggio fra i due più votati e dunque già sabato 16 dovrebbe esserci il nome della seconda carica dello Stato. A Montecitorio, invece, il centrosinistra potrebbe fare da solo alla quarta votazione (quando basterà la maggioranza assoluta), ma nel Pd c’è ancora chi spinge per il gran gesto da fare verso il primo partito, offrendo la presidenza a M5S.