Attualità

LE ISTITUZIONI E LA CRISI. Napolitano: tradisco la Carta? Chiedano l'impeachment

Gianni Santamaria martedì 17 agosto 2010
Ferragosto di fuoco per il Colle. Dopo le polemiche scatenate nei giorni scorsi dall’intervista all’Unità, domenica Giorgio Napolitano ha letto con disappunto un’intervista a il Giornale, in cui il vicepresidente dei deputati Pdl Maurizio Bianconi lo accusava di stare «tradendo la Costituzione». Se è così, si avvii la procedura di "impeachment", ribatte in modo piccato il Quirinale.Il concetto viene espresso in una durissima nota nella quale si definiscono quelle affermazioni «avventate e gravi», e si invita il parlamentare, «essendo questa materia regolata dalla stessa Carta (di cui l’onorevole Bianconi è di certo attento conoscitore)», - «se egli fosse convinto delle sue ragioni» - a esercitare il «dovere di assumere iniziative ai sensi dell’articolo 90 e relative norme di attuazione». È l’articolo che regola la messa sotto accusa del Capo dello Stato. Altrimenti quelle di Bianconi «resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni».Proprio le tre parole finali spiegano gli strali presidenziali. Le parole di Bianconi sono, infatti, solo il cerino che fa esplodere il barile caricato a benzina in questi giorni di reazioni veementi alle parole del Colle. Nell’intervista al quotidiano fondato da Antonio Gramsci auspicava che non ci fosse «vuoto politico» e invitava a non «delegittimare» il presidente di un ramo del Parlamento (trasparente richiamo agli attacchi del Pdl verso Fini). Con seguito sul Corriere della sera: non esistono governi tecnici ma solo politici. E spetta a lui verificare se ne sussistono le condizioni in Parlamento.Tutt’altra musica rispetto a quella suonata dal Pdl con il coro "o Berlusconi o il voto". Ieri ancora Fabrizio Cicchitto - che pure smorzava i toni della polemica di Bianconi e garantiva «massimo rispetto» al Colle - indicava l’obiettivo di proseguire con il governo, ottenendo il sostegno del Parlamento su quattro punti qualificanti. In caso contrario «riteniamo che si debba andare al voto e non si debba dar vita a governi tecnici o di transizione». Linea ribadita anche da un esponente del governo come Altero Matteoli.All’attacco, invece, i finiani e le opposizioni. «Accusare in via preventiva il presidente della Repubblica di voler favorire governi alternativi a quello in carica è un tentativo di intimorire», sottolinea Italo Bocchino (Fli). Accuse di puntare allo sfascio istituzionale arrivano da Pd e Idv. I «continui attacchi» del Pdl a Napolitano sono «inaccettabili e devono finire», sottolinea Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici. Lorenzo Cesa (Udc) invita Berlusconi a «far tacere le voci irresponsabili che si levano dal suo partito». Un invito ai moderati del Pdl a «prendere le distanze da comportamenti del genere» arriva anche da Giuseppe Fioroni (Pd).