Attualità

POLITICA. Napolitano: crisi, rischi gravissimi per il Paese

Marco Iasevoli venerdì 6 settembre 2013
La sua agenda ufficiale prevede, nei prossimi giorni, una visita «privata e culturale» a Venezia, a dimostrare distacco da una crisi che non c’è fino a quando Berlusconi non la mette nero su bianco. Eppure ieri Napolitano, seppure informalmente, attraverso le proverbiali "fonti del Quirinale", ha ritenuto necessario lanciare il suo avvertimento: il presidente, dicono i suoi consiglieri, «non sta studiano o meditando il da farsi nel caso venga aperta una crisi di governo». Ma il Colle non si limita a stoppare le voci su un eventuale Letta-bis o un ipotetico esecutivo di transizione. Va oltre, e punta l’indice contro chi potrebbe minare la precaria stabilità di questi mesi: «Il capo dello Stato ha già messo nella massima evidenza che l’insorgere di una crisi precipiterebbe il Paese in gravissimi rischi», perciò «conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il sostegno della forza da lui guidata».Sembra quasi un invito al Cav a venire allo scoperto. A dire, e presto, una parola chiara e definitiva. Parola che potrebbe arrivare lunedì sera, a Sanremo, durante una kermesse organizzata da Il Giornale e che capita non a caso in parallelo alla riunione della Giunta per le elezioni del Senato. Berlusconi, da programma, parlerà alle 18.In ogni caso, è evidente come ieri il capo dello Stato, il premier Enrico Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni abbiano sincronizzato parole e toni. Dal G20 di San Pietroburgo, il presidente del Consiglio e l’ex uomo di Bankitalia parlano la stessa lingua. Il messaggio è uno solo: la ripresa è dietro l’angolo, sarebbe un delitto lasciarsela scappare. «Questo – ha detto il premier incontrando la stampa poco prima dell’inizio ufficiale del summit – è il primo G20 che si svolge senza che l’Italia sia il sorvegliato speciale. È un punto essenziale, e vorrei che tutti in Italia ci riflettessero, ne fossero consapevoli e convinti». Tradotto in modo comprensibile: Silvio, davvero rinunci alla ripresa per una nuova folle corsa al voto? E per stimolare una risposta definitiva, oggi Palazzo Chigi potrebbe far partire, come se nulla fosse, la convocazione per il Cdm di lunedì mattina.Non è felice, il presidente del Consiglio, di dover parlare di problemi italiani tra un bilaterale e l’altro. Non è contento di mettere nell’ombra i suoi faccia a faccia con Putin e Obama, Xi Jinping e Abe, Roussef e Nieto, Park Guen-hye e Singh, Ban Ki-moon... Eppure deve farlo. Nemmeno il "tecnico" Saccomanni può esimersi: «Stiamo uscendo dalla recessione – spiega il ministro –. Abbiamo molti dati congiunturali e fiscali che confermano che la ripresa è in corso. Il problema – e qui viene al nodo – è la ripresa della fiducia, e da questo punto di vista l’incertezza politica è un fattore negativo». Un’analisi che si conclude con una nota amara: «Speravo che l’incertezza fosse qualcosa che apparteneva al passato...», dice riferendosi sia all’Italia sia alle fibrillazioni mediorientali.L’argine funziona in parte. Pdl e Pd continuano a suonarsele di santa ragione. Renato Schifani interviene più volte durante la giornata prima per dire che vede «la crisi più vicina», che è iniziato «un countdown irreversibile», poi per sottolineare che il Pdl è pronto pure a fare opposizione. Segnali di guerra, cui il Pd replica, al termine della segreteria, bollando come «un delitto» la crisi di governo e la corsa al voto senza modificare il Porcellum.