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VISITA A NAPOLI. Il monito di Napolitano: «Il Paese cresce se unito»

venerdì 30 settembre 2011
I giovani devono essere consapevoli che "lo Stato ha la fondamentale funzione di tenere coeso il Paese, la società. Ci dovete credere perché altrimenti cosa fate?". Con queste parole il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si rivolge ai giovani detenuti nell'istituto minorile di pena di Nisida, visitato oggi in compagnia del ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma. Napolitano invita i giovani a credere che sia possibile migliorare lo Stato. Ma l'impegno dei giovani e il loro futuro deve essere di contro "un impegno di tutte le istituzioni" perché, spiega, il Paese per avere un futuro "deve dare risposte ai giovani, altrimenti non si può immaginare un futuro per il nostro Paese". Napolitano spiega poi che le cose scritte nella Costituzione "sono importanti non perché belle o giuste ma perché indicano la strada da seguire". La nostra, aggiunge "è una costituzione vivente, per questo bisogna farla vivere ed è necessaria una forte spinta dal basso".Napolitano infine si sofferma ancora una volta sulla situazione dell'Italia. Anche se la storia ci ha portato ad una unità "siamo rimasti per molti aspetti divisi, fra Nord e Sud è rimasto un fossato e siamo molto lontani dall'avere un'Italia con uguali condizioni e diritti garantiti. Questo è l'anello debole che è rimasto nella costruzione dell'Italia".In mattinata il Capo dello Stato, lasciando la facoltà di Ingegneria del capoluogo campano, aveva detto che "questo Paese cresce insieme o non cresce" , sottolineando le "enormi potenzialità dello sviluppo di Napoli" e del meridione, imprescindibili per la crescita di tutta l'Italia.LA VISITA ALLA BASILICA DI SAN GENNAROIl capo dello Stato, accompagnato dalla signora Clio, arriva nella chiesa di San Gennaro Extra Moenia - riaperta solo di recente - ed è accolto dal presidente della regione Stefano Caldoro e dal sindaco Luigi De Magistris. Appena entra in chiesa l'orchestra giovanile "Sanità Ensamble" intona "La vita è bella". È una giornata molto particolare in cui le fondazioni che operano a Napoli mostrano i risultati ottenuti dal loro impegno e dal loro sacrificio. Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe prende la parola e ricorda la profonda amicizia con il capo dello Stato e sottolinea come "investire nel sociale, superando ogni forma di assistenzialismo o paternalismo, ma chiamando all'impegno e alla responsabilità tanti giovani, associazioni, soggetti del terzo settore; lavorare perché si diffonda la consapevolezza, soprattutto fra i giovani, della esigenza primaria di recuperare il senso della comunità, della coesione sociale, del fare rete, sono veri antidoti a sottosviluppo, al degrado, alle patologie criminali della nostra società". LA GIORNATA DI IERISi è rotto il rapporto di fiducia elettore-eletto. Ora serve un nuovo meccanismo nella legge elettorale. Lo ha spiegato il presidente della Repubblica parlando ieri pomeriggio a Napoli. "Non tocca a me fare nuove leggi, ma mi pare che ci sia la necessità di una nuova legge elettorale", ha detto il presidente. È necessario, ha spiegato, ristabilire un rapporto più diretto fra elettore ed eletto, con la facoltà dell'elettore di scegliere il candidato da eleggere, "un diverso meccanismo elettorale è necessario anche per determinare un ritorno di fiducia". L'attuale sistema, ha aggiunto, "ha interrotto un rapporto che esisteva fra elettore ed eletto. Non voglio idoleggiare sistemi elettorali del passato, ma solo dire che prima c'era un collegamento più diretto". LA SECESSIONE? STRILLI IN UN PRATOA Napolitano è stato anche chiesto cosa pensi delle dichiarazioni di Umberto Bossi a proposito di una via democratica alla secessione. "Sono grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione". E dell'affermazione che la volontà del popolo sovrano è al di sopra del capo dello Stato? "Bisogna leggere bene la Costituzione che dice che quella sovranità si esercita attraverso le leggi".  E a scanso di equivoci ha tagliato corto: "Il popolo padano non esiste. Il messaggio è chiaro"."Ove dalle chiacchiere, dalle grida, dalla propaganda, dallo sventolio di bandiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa di simile alla secessione - ha aggiunto il presidente della Repubblica - tutto cambierebbe. Nel '43-'44 di fronte ad un tentativo di organizzazione, magari armata, di un movimento separatista quell'accenno di Stato Italiano appena nato non esitò a intervenire e si arrivò alla detenzione di un capo importante di quel movimento, Finocchiaro Aprile. Per ciò ho detto che invocare la secessione è fuori dalla realtà e dal mondo d'oggi. Il livello grottesco della richiesta dovrebbe bastare a farlo intendere. Si può strillare in un prato, ma non si può cambiare il corso della storia".