Attualità

La Liberazione. Napolitano: la Resistenza rivive nella Costituzione

Danilo Paolini venerdì 24 aprile 2009
Liberazione dalla dittatura fascista e dal­l’occupazione nazista, ma anche dai frutti avvelenati della guerra civile: o­dio, divisioni, pregiudizi, accuse reciproche. È il senso autentico del 25 aprile, non festa di parte ma di tutti gli italiani, spiegato ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Na­politano, che ha ricevuto al Quirinale le as­sociazioni combattentistiche e d’arma: «Pos­sono ben riconoscersi nell’eredità spiritua­le e morale della Resistenza, che vive nella Costituzione, anche quanti vissero diversa­mente gli anni 1943-1945, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza perso­nale o per giudizi acquisiti», ha sottolineato il capo dello Stato. Il ministro della Difesa I­gnazio La Russa, cresciuto politicamente nella destra che sorse dalle ceneri della Re­pubblica sociale, era accanto a lui e, «molto contento», ne ha sottoscritto ogni parola: «La festa della Liberazione è una ricorrenza da tutti condivisa», ha detto, e «i valori del­la Costituzione sono oggi valori comuni». Da anni c’è chi chiede che quella odierna sia una giornata di pacificazione nazionale. Ma stavolta (eccezion fatta per alcune fran­ge estreme e minoritarie, di destra come di sinistra) sembrano essercene anche i pre­supposti: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i leader dei due maggiori par­titi d’opposizione, Dario Franceschini del Pd e Pier Ferdinando Casini dell’Udc, han­no scelto simbolicamente di celebrare la Li­berazione stamattina a Onna (L’Aquila), pae­se ferito dalla ferocia nazista nel 1944 e dal terremoto nel 2009. Con ogni probabilità, nel suo discorso in A­bruzzo il premier insisterà proprio sul con­cetto, espresso per altro anche lo scorso an­no, del «senso italiano popolare e naziona­le, un senso di libertà e di pace» del 25 apri­le. Prima di partire da Roma, Berlusconi de­porrà una corona all’Altare della Patria in­sieme al presidente Napolitano, mentre nel pomeriggio Franceschini sarà a Milano per la manifestazione nazionale. «Il 25 aprile 1945 resta una data che non può essere cancellata dalla memoria collettiva – ha sintetizzato il ministro dell’Interno Ro­berto Maroni nel suo inter­vento alla cerimonia di ieri al Quirinale – una data storica che ha aperto la strada alla rinascita del nostro Paese, nel segno di valori comuni che ancora oggi condividia­mo ». Infatti, ha aggiunto Maroni, «le conquiste civili e politiche, lo sviluppo eco­nomico e sociale» raggiunti nel dopoguerra «discendono anche da quel­la data, che segna il momento della vittoria sul nazifascismo, conseguita grazie al deci­sivo apporto di tutti i cittadini italiani che lottarono e morirono per la nostra libertà». A tutti loro, che da civili o da militari contri­buirono alla Resistenza, è andato il ringra­ziamento di Napolitano: «Il nostro ricordo, il nostro omaggio a tanto sacrificio si unisce all’impegno a non ripetere più gli errori del passato». Il presidente ha quindi conferito due medaglie d’oro per i meriti acquisiti du­rante la lotta partigiana alle Province di Ge­nova e di Cesena-Forlì. Insomma, c’è chi parla di un 25 aprile «di svolta». È il caso del sindaco di Roma Gian­ni Alemanno, da sempre con orgoglio a de­stra, che oggi si recherà all’Altare della Pa­tria, poi a Porta San Paolo per il corteo del­l’Associazione partigiani, infine a Forte Bra­vetta per inaugurarne idealmente i lavori di restauro e farne «il luogo della memoria». E il segretario del Pd Franceschini si è augu­rato che il capo del governo, a Onna, «non vada per fare un discorso da cerimoniale, ma per dire anche lui quello che tutti gli ita­liani hanno detto per 50 anni: 'Viva la Resi­stenza, viva la Costituzione'». Tuttavia, c’è chi ancora non si fida. Per An­tonio Di Pietro (Idv), quella di Berlusconi «è una mossa per comprare voti». Rosy Bindi invece la condivide ma, temendo «opera­zioni di revisionismo storico», starà «mol­to attenta alle parole» che il premier pro­nuncerà. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Ansa)