Attualità

Il monito. Napolitano in campo chiede più severità

Antonio Maria Mira martedì 6 maggio 2014
Daspo raddoppiato ai recidivi e allargamento dei reati per i quali è prevista la possibilità di applicazione del provvedimento. Sono le misure alle quali sta lavorando il Viminale (Alfano lancia anche l’idea del «Daspo a vita») per inasprire la normativa sulla violenza negli stadi e che vorrebbe portare al Cdm già la prossima settimana. Renzi conferma l’intenzione di intervenire ma vuole tenere il tema fuori dalla campagna elettorale («No a onde emotive e speculazioni»). Ma anche il Capo dello Stato chiede «molta severità e interventi adeguati». E Napolitano rafforza ulteriormente quanto detto in mattinata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Lo Stato c’è, è forte e non fa trattative con le curve». Ma il presidente va oltre. «Ho sentito il ministro dell’Interno dire che non bisogna trattare con i facinorosi. Questo deve essere vero anche per le società e i loro presidenti. Bisogna rompere i legami con questi che si collocano nel mondo dell’illegalità». Sulla stessa linea anche Renzi che respinge al mittente le polemiche. «Parlare con gli ultrà è stato un errore ma è vergognoso usare questi temi a fini elettorali». E anche lui tira in ballo le società. «Entro l’estate convocheremo le società: dovranno prendersi cura del pagamento dell’ordine pubblico, non voglio che paghino i cittadini».Insomma mano dura ma senza fretta. «Si è parlato del Daspo a vita – spiega Renzi –: è una proposta seria che studieremo, ma il discorso è più ampio». Ma promette: «Il calcio non lo lasceremo ai vari Genny ’a Carogna. Lo ridaremo alle famiglie. Facciamo finire la campagna elettorale e il campionato e poi riuniamo tutte le autorità e interveniamo in modo serio». Questione di ordine pubblico, dunque, ma non solo. È anche la doppia analisi del Capo dello Stato. «Quello visto fuori e dentro lo stadio Olimpico ha a che vedere con il peggio degli odi, della violenza e perfino della criminalità e bisogna trattarlo in modo diverso dal mondo del calcio». Aggiungendo che «purtroppo», quanto è successo è il segno di una crisi morale, di valori e di comportamenti» che si registra in Italia insieme «ad altri focolai di violenza e a fatti di estremismo». E poi difende Renzi dalle critiche, giunte dalle opposizioni (soprattutto Grillo) per essere rimasto alla stadio. «Il premier ha spiegato la sua presenza dicendo "a quelli lì il calcio non glielo consegno!": è stata una bella battuta che avrei pronunciato anche io». E in serata il premier rincara. «Siamo circondati da persone che da sciacalli si buttano con l’obiettivo di lucrare due voti. Se credono di prendere voti così se li prendano». Tra i critici, ma con toni soft, anche l’"esperto" Silvio Berlusconi che sulla presenza di Renzi allo stadio anche dopo i fischi all’Inno di Mameli afferma che «purtroppo si tratta di un altro episodio negativo. Io non voglio entrare in critiche a questo riguardo direi solo che mi sono venuti i brividi a pensare cosa sarebbe successo se fossi stato io al governo». E poi alla domanda sulla "trattativa" risponde: «Lo Stato in ostaggio dei capi ultrà? Sì, non è stato un bello spettacolo certamente». Si va dunque. come spiega ancora Alfano, verso l’inasprimento delle «misure contro i violenti. Ad esempio raddoppiando il Daspo in caso di recidiva». E allargandolo «a chi, al di là del fatto sportivo, dia problemi di turbativa di ordine pubblico». Ribadendo che lo Stato è «sempre con gli uomini in divisa che proteggono le nostre città e i nostri stadi. Nel difendere il loro onore e prestigio». Uomini che sostiene anche Renzi, riferendosi alla maglietta indossata dal capo ultrà che chiedeva la liberazione del responsabile della morte dell’ispettore Raciti. «Lo stato c’è: Speziale non è libero. Ha ucciso un uomo e sta in galera. Faremo tutto quello che serve per fare in modo che i delinquenti stiano in galera». Aggiungendo di avere «un po’ di senso di colpa, di amarezza personale» per non aver chiamato la vedova Raciti «la sera». La signora Marisa «ha detto parole che sono di dignità e che mi commuovono come presidente del Consiglio».Ma il Daspo non sarà sufficente se non sarà affiancato da altri provvedimenti. Ne è certo il ministro della Giustizia, Andrea Orlando prudente sulla proposta del collega: «Non c’è solo un tema di vigilanza negli stadi ma anche il lavoro che la magistratura interessata ha fatto su questo fronte, che riguarda anche i rapporti tra alcune tifoserie e frange della criminalità organizzata». Insomma «bisogna tornare ad aprire una riflessione su quale sia la sanzione finale più congrua e prevedere misure interdittive in attesa del pronunciamento definitivo per ovviare ai tempi lunghi del processo».