Attualità

AMBIENTE E LEGALITA'. Napoli, roghi tossici «come peste del '600»

Pino Ciociola venerdì 25 gennaio 2013
Bisognerà trovare un nuovo nome, perché “Terra dei fuochi” non rende più (neppure lontanamente) l’idea: a sud di Caserta e a nord di Napoli «è come se fosse operativo 24 ore su 24 un inceneritore a cielo aperto nel quale viene bruciato qualsiasi materiale». E «a fronte della piena consapevolezza del problema, deve osservarsi come nessuna attività efficace sia stata messa in atto per tamponare un fenomeno di una gravità inaudita». Così si legge nella bozza di oltre 761 pagine della “Relazione territoriale sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti tossici nella Regione Campania” messa a punto dalla (omonima) Commissione parlamentare d’inchiesta. Nel resto della Regione non è che poi vada molto meglio: «La catastrofe ambientale che è in atto» e «che sta sconvolgendo la città di Napoli e cospicue parti del territorio campano, costituisce ormai un fenomeno di portata storica, paragonabile soltanto ai fenomeni di diffusione della peste secentesca». E se qualcuno giudica «azzardato» il paragone, «anche per i rifiuti a Napoli emergono, sia pure con connotazioni moderne, le figure degli untori che popolavano le tragedie cui si è fatto riferimento».Ad esempio «la provincia di Caserta presenta situazioni di degrado ambientale gravissime, causate dagli smaltimenti illegali di rifiuti tossici e nocivi nel periodo 1988-1993, con conseguenti danni ambientali, peraltro non ancora quantificabili». Non solo, ma vanno «certamente» sommati «gli innumerevoli abbandoni indiscriminati di rifiuti speciali, anche pericolosi, che il più delle volte vengono incendiati cagionando un danno ambientale di notevole proporzione». Affare tutto loro? Anche qui i commissari precisano l’esatto contrario: «In questo preciso momento storico il problema dei rifiuti in Campania non è più un problema regionale, se mai lo sia stato, ma è problema nazionale che sta esponendo l’Italia a sanzioni gravissime da parte della comunità europea». Problema di una gravità appunto inaudita, eppure che è appena all’inizio... «A Giugliano e altre località della Provincia di Napoli e Caserta – si legge nella Relazione – dagli anni ’80 avvelenamento e disastro permanente con picco della contaminazione e dell’avvelenamento della falda acquifera previsto al più entro il 2064», quando «anche la naturale e più lenta migrazione dell’enorme massa di percolato stagnante raggiungerà la falda sottostante e si aggiungerà alla contaminazione in atto». Secondo la Commissione parlamentare, restano dunque pochi misteri di questa tragedia, che affonda le sue radici «sin dagli anni 80, quando la camorra ha intuito quale fonte di ricchezza si celasse dietro i rifiuti». Così da allora lo scempio ai danni del territorio «è stato costante» e «i danni incalcolabili oltre che verosimilmente irreversibili, se si tiene conto del trasferimento delle sostanze inquinanti dall’ambiente alla catena alimentare, senza che ad oggi si possano stabilire con certezza gli effetti sulla salute».