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La storia. Per il piccolo Mustafa la speranza è concreta, pronte le protesi del padre

Chiara Pazzaglia, Bologna sabato 10 settembre 2022

Il piccolo Mustafa col padre Munzir a Siena lo scorso febbraio dopo essere stati accolti in Italia

Quando la proverbiale capacità di solidarietà e l’accoglienza emiliana incontrano l’eccellenza della tecnologia medica, si possono cambiare delle vite. È quanto sta accadendo alla famiglia siriana El Nezzel, la cui storia ha commosso l’Italia intera nel gennaio scorso e che, due giorni fa, è finalmente arrivata a Budrio, in provincia di Bologna, per cominciare il percorso medico di padre e figlio. Tutto è nato da una foto scattata in Turchia da Alessio Mamo: un’immagine gioiosa di un papà che solleva in aria un bimbo sorridente. Salta agli occhi un’evidente felicità, ma anche l’assenza di una gamba nel papà Munzir e degli arti nel figlio Mustafa. Lo scatto vince il prestigioso Siena International Photo Awards 2021 e fa il giro del mondo. L’Ambasciata italiana ad Ankara e la Farnesina si attivano per trovarli e portarli in Italia.

Scoprono così la loro storia: nel 2016, mentre Munzir si trovava con la moglie Zeynep al mercato di Idlib, in Siria, al confine con la Turchia, un aereo del regime di Damasco sgancia una bomba sopra di loro. La repentina corsa in ambulanza verso un ospedale turco salva loro la vita, ma non la gamba destra dell’uomo.

Zeynep è incinta di Mustafa. Alla sua nascita scoprirà le conseguenze del gas nervino inalato in quella occasione: il piccolo è affetto da tetra amelia e nasce senza gli arti. È così che, a gennaio, la famiglia El Nezzel viene invitata nel nostro Paese, accolta dalla Caritas diocesana di Siena. Per le necessità mediche di padre e figlio, però, serve la competenza del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, una vera e propria eccellenza italiana.

Da un paio di giorni, finalmente, è cominciata la loro nuova vita in provincia di Bologna: «Oggi, da Budrio, riparte la speranza», ha detto la mamma, Zeynep, al loro arrivo. «Essere qui vuol dire finalmente aver raggiunto un obiettivo che stavamo aspettando da tanto tempo. La mia gioia e quella di tutta la nostra famiglia è incontenibile. Ma soprattutto siamo entusiasti che Mustafa possa iniziare le terapie di riabilitazione a partire già dai prossimi giorni».

Il piccolo siriano che ha commosso il mondo ha iniziato con la famiglia il percorso al Centro Inail di Budrio Il genitore riceverà per primo l’impianto. Il cardinale Zuppi: è il simbolo di una rinascita




Questa opportunità si è resa possibile grazie al Sistema di Accoglienza e Integrazione metropolitano di Bologna, che con Asp e il Comune di Budrio ha messo a disposizione un appartamento del progetto dedicato a profughi con vulnerabilità, gestito dalla cooperativa Cidas.

Padre e figlio giocano a Siena. Mustafa ha un'incredibile gioiosità - Alessio Mamo

Mustafa e le sue sorelline frequenteranno la scuola a Budrio, mentre i genitori saranno sostenuti nell’apprendimento della lingua italiana e nella ricerca di un lavoro. Il Centro Protesi Inail provvederà, nei prossimi giorni, ad un’approfondita visita tecnico-sanitaria. Interverranno prima sul padre Munzir, che subirà l’impianto di una protesi e potrà essere un modello per il figlio di sei anni, che dovrà, invece, affrontare un percorso molto più complesso, sebbene sostenuto psicologicamente e clinicamente.

«Siamo molto contenti di poter dare una speranza a questo bimbo e alla sua famiglia» ha commentato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. «Mustafa ha dimostrato una voglia di vivere contagiosa: è il simbolo di una sofferenza che diventa realtà di gioia e speranza» ha proseguito il prelato, aggiungendo una ferma condanna alla produzione e vendita delle armi, «che sono strumento di morte e hanno rovinato l’esistenza di questa famiglia».

Il cardinale ha anche auspicato la fine della guerra in Siria, «che va avanti da troppi anni, causando ancora tanta sofferenza». Infine, un ringraziamento «per il Vescovo e per la Caritas di Siena, che hanno subito risposto all’appello per l’accoglienza della famiglia, generando speranza e permettendo che, ora, possano curarsi».