Campagna di Russia. Morto uno degli ultimi alpini reduci
Alpini nella steppa russa innevata
«È stata dura, ma me la sono sempre cavata». Così, in un'intervista, riassumeva la tragica esperienza della campagna di Russia del 1942-'43, Egidio Pin, morto ieri a 96 anni e tra gli ultimi reduci (una decina in tutto, secondo l'Associazione nazionale alpini) di quella drammatica epopea. Classe 1921, Pin si è spento (anzi, è «andato avanti», come si usa dire tra le penne nere), nella sua casa di Cimetta di Codogné (Treviso).
Artigliere da montagna
Reduce dalla campagna di Grecia e Albania, dopo una breve licenza, Pin fu mandato in Russia con il terzo Reggimento artiglieria da montagna della divisione “Julia”. «Arrivati in Ucraina - raccontava nell'intervista - ci hanno fatto scendere dalla tradotta perché i binari erano più larghi e il treno non poteva proseguire. Così abbiamo dovuto marciare per un mese intero lungo il Don». Arriva l'inverno del '42 e l'ordine di ripiegamento coglie gli alpini nella steppa gelida. Per giorni e giorni marciano nella neve con temperature di 40 gradi sotto zero, fino alla battaglia decisiva di Nikolajewka, il 26 gennaio 1943, che apre loro la strada verso l'Italia.
«Freddo e niente da mangiare»
Di quei giorni, Pin ricordava il freddo e la fame. «Non avevamo nulla da mangiare. Sotto il tetto di una casa ho trovato un alverare e mi sono sfamato con il miele. Una notte, invece, mi hanno rubato la paglia e mi sono congelato le gambe». Per curarsi finirà all'ospedale di Bologna, da dove i tedeschi lo preleveranno per portarlo a proseguire la guerra in Germania. «MI hanno messo su un treno ma sono riuscito a scappare e poi mi sono nascosto fino alla fine della guerra. Non ne potevo più di combattere», ricordava commosso il reduce. Testimone di una delle pagine più tragiche della nostra storia recente.